La 24 Ore di Daytona, le cui origini risalgono al 1962, si è vista legata al mondo dei
motori italiani in diversi periodi. Prima di tutto con la Ferrari, vincitrice già della seconda edizione con alla guida il messicano Pedro Rodriguez, quando la corsa era appena di 3
ore. Poi nel 1967, secondo anno sulla durata di un giorno intero, ecco Lorenzo Bandini e
Chris Amon trionfare sulla pista della Florida.

Complessivamente la Ferrari ha vinto in cinque occasioni la 24 Ore, preceduta nella graduatorie costruttori solo da Porsche e Riley, in quella dei motori sempre da Porsche e Ford. Ma subito dietro c'è anche la Dallara con tre successi, fino a domenica scorsa le uniche case automobilistiche italiane ad aver tagliato per prime il traguardo. Ma adesso si è aggiunta anche la Lamborghini, che pur non conquistando la vittoria assoluta, si è aggiudicata quella della classe GTD. Un primo e un terzo posto per la casa di Sant'Agata Bolognese che tra l'altro era solo alla terza partecipazione alla gara di endurance che apre il calendario motoristico dell'anno.

La vittoria della Lambo, che nei giri finali e decisivi è stata guidata da un pilota italiano, Mirko Bortolotti, che correva sotto i colori del Grasser Racing Team, ha avuto un sapore particolare. Ovviamente perchè si è trattato della prima volta in assoluto, ma anche perchè la Huracan GT3 numero 11 per centrare il successo è partita dall'ultimo posto della griglia, per una penalità. Una gara quindi tutta in recupero che però alla fine delle 24 ore ha premiato team, macchina e piloti.

"Un grande giorno per noi - ha detto Bortolotti - e poi arrivando dal fondo dello schieramento, penso proprio che lo renda ancora più speciale. Non so se una impresa simile era già successa in passato, non mi interessa, perchè partendo ultimi per poi andare a conquistare una corsa come la 24 Ore di Daytona è grandioso".

Caterina Pasqualigo