Una pernacchia al patto di civiltà. Uno sberleffo, a voler essere morbidi. Pernacchia o sberleffo, in Campania l’ultimo della serie infinita, ormai lunga decenni. Stavolta viene da destra, ma del rumore sinistro e del pessimo effetto che provoca avrei detto a prescindere dal colore e dall’olezzo. Che sparge puntuale puzzo ammorbante in vista delle elezioni.

Pernacchie e sberleffi sono frequentatori abituali in queste circostanze di risse televisive e scambi di insulti nelle pagine dei giornali. Sia chiaro, ripeto, senza distinzione di bandiera. Quella che, con ingiustificabile cocciutaggine, tutti noi ci ostiniamo a definire ancora politica. Laddove sarebbe molto più igienico reperire un’espressione appena appena più consona.

L’olezzo viene stavolta da destra, proposto e alimentato in Campania da Forza Italia. Una consuetudine antica, questa, certificata dalla storia di accadimenti ciclici, periodici, in dispregio dei principi politici e morali del partito in questione. Spesso stretto dall’abbraccio di inquisiti e condannati presenti nelle liste elettorali. Forse perché c’è gente, nella politica, che ritiene i voti privi in assoluto di odori.

L’importante è prenderli, portarli a casa, contarli nelle urne, senza guardare alla  rovenienza morale di chi li porta all’ammasso dei conti, delle percentuali, dei seggi conquistati, non importa come. Il sistema non interessa, nel rispetto del discutibile atavico
principio “del fine che giustifica i mezzi”.

La casistica che riguarda Forza Italia è ricca di episodi e personaggi obliqui, almeno in Campania. L’ultimo, il più fresco, è intestato a un magistrato. Il giudice Giuseppe Cioffi che guida il collegio giudicante del processo ai fratelli Aniello e Raffaele Cesaro, germani del parlamentare di FI l’avvocato Luigi Cesaro, già presidente della Provincia a Napoli.

Aniello e Raffaele, attualmente in carcere, sono imputati per concorso in associazione mafiosa. Direte, ma qual è il problema, dov’è, dove sta, in cosa consiste? Risposta: il giudice Cioffi avrebbe partecipato alla convention di Forza Italia il 14 ottobre, in un albergo di Ischia. Un evento nobilitato dalla presenza di Silvio Berlusconi e ovviamente dal parlamentare fratello dei due fratelli che saranno giudicati dal collegio di cui è presidente il magistrato.

Noblesse oblige, Luigi Cesaro è candidato al Senato nelle prossime elezioni. Laddove sarebbe stato molto più corretto se il partito lo avesse inserito tra gli impresentabili. Ma lui, politicamente immortale, è della dinastia appunto dei Cesaro. Giuseppe Cioffi appare in una foto scattata durante un break della convention forzista ischitana. “Un incontro fortuito per un caffè”, sostiene il giudice. Uno dei presenti non è che lo smentisca, sostenendo però che erano in piedi trattative “per farlo candidare”. Ipotesi smentita con forza dal giudice Cioffi. Al suo fianco, nella foto, due militanti del partito e un consigliere della municipalità di Chiaia.

Elisabetta Garzo, presidente del Tribunale di Napoli, chiede chiarezza, la pretende, e come vertice dell’Ufficio precisa di “aver aperto doverosamente le mie, di valutazioni”. E nelle prossime ore deciderà se presentare un’istanza di astensione dal processo in cui sono imputati i fratelli di un parlamentare. Il forzista Luigi Cesaro. È ipotizzabile l’apertura di una pratica al Consiglio Superiore della Magistratura. La condotta di dubbia compatibilità è da segnare infatti al Csm. Il giudice Giuseppe Cioffi rischia una segnalazione per la sua rischiosa vicinanza ai Cesaro e ai maggiorenti di Forza Italia, mentre il processo era già in corso.

Il Tribunale di Napoli Nord ha sede ad Aversa. Convocato dal presidente Elisabetta Garzo, il giudice Cioffi avrebbe raccontato un’altra verità: non è mai stato a quella convention degli stati generali di Forza Italia a Lacco Ameno, Ischia. “La foto è del
15 ottobre, solo un caffè con amici di vecchia data. Mai preso parte a una convention di Forza Italia”. Si sarebbe riservato inoltre di valutare la richiesta di astensione che gli avrebbe rappresentato il presidente del Tribunale. Ma se non ritenesse di effettuare un paso indietro, potrebbe essere la dottoressa Garzo a pretenderlo. Il pubblico ministero, in ultima
analisi, potrebbe chiedere la ricusazione.

Cioffi? È un magistrato d’esperienza. Uno pulito. E noi volevamo candidarlo”, rivela candidamente in un post di Facebook uno dei consiglieri municipali di FI, Francesco Salerno. "Giuseppe Cioffi si era incontrato più volte con il parlamentare Paolo Russo. Quando? Fino a un mesetto fa. Poi però non siamo riusciti a farlo passare”. Un dettaglio che potrebbe avere funzione di rivelatore. Il consigliere Salerno scrive “Congresso Forza Italia, ma alle 20:30 si va via…”.

Una comunicazione fra i tifosi, il riferimento è alla partita Roma-Napoli, in programma appunto in serata allo stadio Olimpico. Se i fatti sono questi e le cose stanno cosi, è
possibile definire menzognero il giudice Cioffi? Il Tribunale Nord chiarirà
tutto nel giro di giorni.

Luigi Cesaro è il potere in Campania. In una terra dove da sempre quarti di Forza Italia ballano sul filo dell’illegalità. In particolare quando è l’ora di formare le liste elettorali. L’onorevole beneventana Nunzia Di Girolamo, per entrarvi, si è dovuta rivolgere
direttamente a Silvio Berlusconi. È andata addirittura ad Arcore di persona. Raggiunto il risultato, l’onorevole ha denunciato “i modi da camorra nel nostro partito”. Se lo dice lei, bisognerebbe crederle.

Nicola Cosentino, l’ex segretario FI con patente di inaffondabile, era il prototipo di un certo modo di fare, collusivo con il clan della camorra. Condannato, è sparito dalla circolazione. Non altrettanto la criminalità organizzata, indicata quale probabile presenza tuttora incisiva nelle vicende elettorali del partito forzista in Campania. Furibondo e preoccupato, Silvio Berlusconi definisce i suoi esponenti campani “idioti” e ordina di
cambiare registro. “Finitela o andiamo ko".

Franco Esposito