“Ho tanto rispetto verso le istituzioni, amore verso il Parlamento e un grande attaccamento verso gli italiani nel mondo. Per questo motivo ho deciso di presentare un ricorso alla Giunta per le elezioni del Senato in relazione a oltre diecimila voti degli italiani all’estero ottenuti dall’Usei (Unione Sudamericana Emigrati Italiani) in alcune sezioni elettorali della circoscrizione consolare di Buenos Aires”.

L’onorevole Fabio Porta, deputato uscente per il Partito Democratico e candidato al Senato alle ultime elezioni, ne ha parlato in una conferenza stampa organizzata oggi a Roma per spiegare i motivi che lo hanno portato a questa decisione, dopo aver visionato i dati degli scrutini della circoscrizione di Buenos Aires che, ricordiamo, insieme a Londra ha il più alto bacino di italiani che hanno il diritto al voto (circa 230mila unità a città).

"Il mio ruolo - spiega - non è né quello di giudice né di poliziotto. Ho solo indicato quelli che sono dati anomali e meritevoli di un’attenta verifica da parte della giunta".

Porta, insomma, ci vuole vedere chiaro e avere tutte le risposte agli interrogativi nati in questi ultimi tempi. “Ci sono state evidenti anomalie, così come già accaduto nel 2008. La metà dei voti dell’Usei si è concentrata in un’unica città del Sudamerica e in un pugno di sezioni elettorali ci sono oltre la metà di questi voti; parliamo - continua l’On. Porta – di sezioni dove Usei ha ottenuto il 96% dei voti e dove il loro candidato eletto al Senato, per esempio, ha avuto in alcuni casi il 99% dei voti di preferenza; voti espressi spesso con la stessa calligrafia e la stessa penna: tutti elementi che saranno sottoposti all’attento vaglio della massima autorità elettorale del Parlamento”.

Ecco poi altri dati che lasciano alquanto perplesso Porta: “In una circoscrizione l’USEI ha preso 760 voti su 790 (96%), in un’altra 646 su 673 (96%), in un’altra ancora 663 su 664 (99%). E il candidato eletto al Senato ha avuto quasi 22mila preferenze su 24.742 totali (90%). “Ho chiesto l’annullamento di questi voti – ha continuato Porta -. Ci sono più di 15mila preferenze sospette, in molti casi indicate in questo mio ricorso con in allegato i verbali delle sezioni d’appello dove già i presidenti di seggi hanno indicato alcune anomalie, come vedere la stessa calligrafia per più schede”.

L’onorevole denuncia poi una scarsa attenzione da parte delle autorità diplomatiche verso queste elezioni: “Non c’era un alto livello di guarda rispetto per esempio al 2013, segnalo per esempio che a gennaio il console generale era in ferie e tra gennaio stesso e febbraio praticamente non abbiamo avuto un ambasciatore perché Teresa Castaldi era in partenza e Giuseppe Manzo è arrivato a processo elettorale già in corso”.

“Credo non siano più prorogabili degli interventi normativi a vario livello sul voto all'estero. Qualsiasi modifica sarà migliore del sistema attuale - dice Porta -. Non è più prorogabile una seria riflessione sulle eventuali modifiche delle modalità di voto nella Circoscrizione Estero. Va fatta una riflessione sul sistema di voto e sul ruolo che hanno le preferenze. Così come va fatta una riflessione sui tempi, sulla dimensione dei collegi, sugli investimenti fatti dai candidati in campagna elettorale. Credo e voglio credere – le ultime parole dell’onorevole - nel voto degli italiani all'estero, ma deve essere utile e non dannoso per il Paese. Questo ricorso ha una funzione importante: vuole risvegliare una sana attenzione sul voto all'estero per arrivare a delle soluzioni in tempi rapidi".

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(di Stefano Ghionni)