Una laurea che ha sapore della rinascita. È quella che Olga D’Eramo, 50 anni, ha preso in ospedale ad Ovada, in provincia di Alessandria, qualche giorno fa, a seguito di un ricovero dopo essere stata colpita da emorragia cerebrale e aver scoperto di essere affetta da tumore al cervello, diventando dottoressa in Discipline psicosociali.

Davanti ai professori in toga - la commissione era presieduta da Luciano Di Mele – ha discusso una tesi sulla «Parità di genere nel mondo dei motociclisti» (argomento scelto perché lei e il marito sono due centauri), celebrando subito dopo con tanto di confetti rossi il traguardo raggiunto.

L’emorragia e il tumore al cervello non hanno frenato la sua voglia di vivere. Anche quando la malattia l’ha colpita, come ha raccontato la sua storia al quotidiano La Stampa, il suo pensiero andava a quella laurea, a quel percorso da concludere: «Ero infilata nella Tac, non parlavo, non vedevo, non camminavo. Eppure pensavo solo: adesso come faccio? A fine marzo mi devo laureare».

Olga, iscritta alla facoltà di Psicologia dell’università telematica internazionale UniNettuno, avrebbe dovuto andare lei a Roma per la discussione della tesi, ma resasi conto che sarebbe stato impossibile nella sua condizione ha chiesto all’Ateneo che i professori andassero da lei. Da allora in poi è stato un susseguirsi di preparativi che
hanno portato a trasformare in aula magna un’ala del reparto di Medicina, quello nel quale la donna ha trascorso le ultime settimane.

Importante è stato il supporto sia dell’ospedale che della Asl. Emozionata, circondata da mazzi di fiori, vestita con tanti colori («Amavo il nero. Dopo questa esperienza alla mia vita ho deciso di aggiungere colori e luce») la neodottoressa ha voluto ringraziare famiglia e amici per il supporto. «Se oggi sono arrivata qui, a discutere la mia tesi – ha sottolineato Olga – lo devo a tutte quelle persone che mi sono state vicine. A mia sorella Valeria, a mia mamma Germana, alle mie amiche e amici, Manuela, Ornella, Teresa, Gianni, Marco, Andrea, Maria, ai medici e agli infermieri, che mi hanno dato speranza e amore. A mio marito Marco, che è stato sempre qui tenendomi la mano, e a questo ospedale, che per me è una casa. Mi dicono tutti che sono una guerriera ma nessuno può esserlo da solo».

Olga non pensava certo che il giorno della sua laurea, uno dei giorni più importanti della sua vita, sarebbe andata incontro ai professori in una sedia a rotelle. Ma la carrozzina era piena di fiocchi rossi, il giubbino di pelle appoggiato alla spalliera, ed è stata grande festa. Ad aspettarla per complimentarsi, subito dopo la discussione, la famiglia, gli amici, in particolare tanti motociclisti (anche lei e il marito lo sono), il personale ospedaliero e anche i sindaci del paese in cui vive, Cremolino, di Ovada e di Molare.

Nessuno ha voluto perdere il momento in cui sono spuntate le lacrime agli occhi della donna la prima volta in cui è stata chiamata dottoressa. Il rettore Maria Amata Garito, le ha inviato una lettera con parole di grande elogio. «Grazie – le ha scritto per la forza che stai dimostrando. Oggi sei tu a insegnarci ad affrontare le difficoltà della vita». Ora nella vita di Olga è già tempo di nuovi obiettivi. Una nuova avventura, quella della laurea magistrale.

Pur conscia delle difficoltà legate anche al percorso di cura che l’attendono. Anche per questo essere forti e avere un obiettivo ben fisso in mente è essenziale. «Se c’è una cosa che mi ha dato studiare psicologia – conclude la donna – è la liberazione dalla paura. So cosa mi aspetta, lo affronterò. E poi, se avrò modo di esercitare questa professione, farò del volontariato. Aiuterò gli altri, gratis».

Elida Sergi