Un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, nei confronti di quattro persone, è stata eseguita dai carabinieri della compagnia di Mondragone (Caserta) insieme al personale del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria nell'ambito di un'articolata indagine coordinata dalla Dda di Napoli. Le misure sono state eseguite nelle province di Caserta, Benevento e Torino. I destinatari del provvedimento sono Antonio La Torre, 62 anni, e Francesco Tiberio La Torre, 30 anni, rispettivamente fratello e figlio di Augusto, già capo clan di Mondragone tra gli anni '80 e '90; i pregiudicati Luigi Meandro, 29, e Salvatore De Crescenzo, 41 anni, quest'ultimo già detenuto.

LE ACCUSE PER GLI INDAGATI
Gli indagati sono accusati di detenzione illegale di armi comuni da sparo e da guerra (pistola Glock, mitra da guerra, pistola cal. 38, fucile M52, pistola cal. 7.65) con l'aggravante del metodo mafioso. Le indagini, spiegano i carabinieri in una nota, sono state condotte anche attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali e "attraverso lo stretto monitoraggio in carcere di Augusto La Torre e del fratello Antonio".

LE MINACCE DI MORTE CONTRO IL PM
Dalle indagini, fanno sapere i carabinieri, è emerso "come i due, a Mondragone dal luglio 2015, abbiano illegalmente detenuto e portato in luogo pubblico più armi comuni da sparo e un'arma da guerra per riaffermare l'egemonia del clan La Torre su quel territorio". "Gli indagati, inoltre - osservano i carabinieri - avrebbero anche formulato minacce di morte nei confronti del pm Alessandro D'Alessio", titolare dell'indagine insieme al Maria Laura Lalia Morra.

NEI GUAI FIGLIO E FRATELLO DEL BOSS
L'ex capo clan Augusto La Torre, in particolare, è indagato per estorsione, aggravata dal metodo mafioso, poiché, tra marzo e aprile 2015, secondo l'accusa, "inviò, dal carcere di Pescara da dove era detenuto, una lettera minatoria all'amministratore di un condominio di Mondragone, con la quale pretendeva l'assunzione di suo figlio, fatto poi non verificatosi a causa del rifiuto della vittima". Nello stesso periodo, secondo quanto emerso dalle indagini, l'uomo avrebbe inviato, "con le stesse modalità intimidatorie, una lettera al proprietario di numerose abitazioni all'interno del suddetto complesso, con la quale richiedeva la somma di euro 25.000, anche in questa occasione la vittima prescelta non aderì alla richiesta estorsiva".