Un 25 aprile all'insegna della riflessione sulla memoria storica. È stato questo il senso della conferenza alla Casa degli Italiani in occasione del 73esimo anniversario della festa della Liberazione. Organizzato dal Comites, l'evento ha visto un'accurata esposizione del politologo uruguaiano Oscar Bottinelli, una delle voci più autorevoli in Uruguay nel campo del sondaggismo e della ricerca politica.
"Questa è una data fondamentale dove l'Italia esce vittoriosa dalla lotta contro il  nazifascismo grazie alla resistenza dei partigiani. Un avvenimento importantissimo nella nostra storia dato che da lì sono nate le radici della democrazia che dobbiamo trasmettere alle nuove generazioni. Per noi italiani nel mondo celebrare l'anniversario ha un significato speciale" ha dichiarato il presidente del Comites Alessandro Maggi dopo la deposizione della corona di fiori sotto la targa commemorativa.
Per l’ambasciatore Gianni Piccato si tratta di una "data che deve far riflettere perché da lì è scattata la scintilla della democrazia". "La lotta della liberazione è stata anche una drammatica guerra civile" ha spiegato. "Molte famiglie sono state divise in due per via di quegli avvenimenti. Tuttavia, l'Italia ha avuto abbastanza tempo per arginare quelle ferite. Grazie al 25 aprile, oggi viviamo in un paese civile e in democrazia con il rispetto delle regole comuni garantite dalla Costituzione".
L'ambasciatore ha poi ripreso le parole pronunciate dal presidente della Repubblica Sergio
Mattarella segnalando i pericoli del ritorno di "rigurgiti di autoritarismo" che "ci devono far
riflettere sulla memoria di quello che è successo ma che servano anche  come monito per le nuove generazioni. Vi auguro di vivere appieno questo momento" ha concluso.
"I popoli che dimenticano la storia sono condannati a ripetere la storia". Così ha aperto il suo intervento il professor Oscar Bottinelli, docente di sistemi elettorali presso l'Università della Repubblica e direttore dell’istituto di sondaggio Factum che realizza periodicamente ricerche sull'opinione pubblica e la politica.
Famiglia originaria della zona di Como, Bottinelli lo scorso anno ha ricevuto l'onorificenza
come commendatore dell'Ordine della stella d'Italia. Dal fascismo al dopoguerra, la conferenza ha toccato con estrema lucidità i punti principali di un periodo di grandi cambiamenti per la storia del Bel paese.
È partito da un'analisi sul regime fascista che "come ogni dittatura ha bisogno sempre di una base sociale di consenso. Molto raramente - ha affermato- succede che un dittatore rappresenti soltanto una minoranza. Tutto ciò però non vuol  dire condannare un intero popolo dato che ognuno è prodotto del suo contesto storico".
Molteplici sono state le differenze sottolineate tra il fascismo italiano e il nazismo tedesco tra cui ha ricordato la "mancanza di una componente antisemita" almeno fino alle leggi razziali. Dalla caduta del regime alla resistenza e alle sue inevitabili conseguenze, l'esposizione diBottinelli si è poi soffermata su una vicenda in particolare, l'amnistia di Togliatti del'46: "Il futuro del paese sarebbe stato molto diverso se ci fosse stata una sorta di vendetta verso gli sconfitti. Questa amnistia è stato un atto di pacificazione che ha consentito all'Italia di assorbire in qualche modo una parte del suo apparato di intellighenzia al nuovo sistema repubblicano. A volte può risultare difficile stabilire colpe e responsabilità dopo la caduta di un regime".
Ma l'Italia è stata anche e soprattutto un paese diviso come ha dimostrato quel 2 giugno del 1946 nel referendum tra monarchia e repubblica. Il professore lo ha raccontato con l'esperienza personale durante i suoi numerosi viaggi in Italia: "Durante le mie visite nelle città del meridione rimanevo sempre colpito dalla permanenza di una certa cultura monarchica, come se con il referendum ci fosse stata la perdita di qualcosa. Per una nazione profondamente repubblicana come l'Uruguay, analizzare questi aspetti è stato
molto interessante. Ho sempre cercato di capire e di studiare le grandi differenze di questo paese".
Nell'analizzare specificamente il messaggio del 25 aprile, Bottinelli ha citato tre elementi centrali della cultura politica italiana che restano ancora oggi validi: “Il valore della democrazia, della libertà e anche quello dello stato sociale".
Su quest'ultimo punto va fatta una precisazione: "Anche se questo valore è stato un po’ riformulato ultimamente, resta ancora oggi l'idea dello stato con un ruolo sociale cosa che non tutte le nazioni hanno. Questa concezione non è stata una creazione specifica della Liberazione ma lo troviamo per la prima volta in modo ufficiale con la Costituzione".
Infine una riflessione sull'importanza della storia, partendo dal punto dove aveva iniziato il
ragionamento: "Spesso ci chiediamo quale sia il senso della storia. Questo è un aspetto fondamentale. La storia serve per imparare ma non vuol dire che serva per fare bene le cose".

Matteo Forciniti