Nelle acque italiane sono presenti 259 pesticidi. E i rischi, avvertono gli esperti, “sono ancora sottostimati”. I dati arrivano dall’ultimo rapporto Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) Pesticidi nelle acque, che mostra i risultati relativi al biennio 2015-2016 sulla base dei dati provenienti dalle regioni e dalle Agenzie regionali
per la protezione dell’ambiente.

L’aspetto forse peggiore è che “nessuno è in grado di tenere conto degli effetti cumulativi di queste miscele che per caso si formano nell’ambiente” spiega Pietro Parisi, responsabile sezione sostanze pericolose Ispra, secondo cui “il rischio complessivo è sottostimato” in quanto oltre alle 400 sostanze ricercate, che sono quelle autorizzate sul mercato, bisogna fare i conti con un’eredità storica: “Tutt’oggi, infatti, troviamo sostanze che non si usano più da 10-20 anni perché specialmente nelle acque sotterranee la contaminazione persiste. Questo perché quando le sostanze finiscono in profondità non ci sono più meccanismi di degradazione”.

Dal rapporto emerge che nelle acque superficiali il glifosate, insieme al suo metabolita Ampa, è l’erbicida che presenta il maggior numero di superamenti dei limiti di legge, rispettivamente del 24,5% e del 47,8% dei siti monitorati per le acque superficiali. Ma ci sono anche altri erbicidi, come il metolaclor, che supera i limiti nel 7,7% dei punti di monitoraggio e del suo metabolita metolacloresa, che supera i limiti nel 16% dei siti, nonché del quinclorac, superiore ai limiti nel 10,2% dei casi. Nel complesso, sono 35.353 i campioni di acque superficiali e sotterranee analizzate in Italia nel biennio 2015-2016, per un totale di quasi 2 milioni di misure analitiche e 259 sostanze rilevate (erano 224 nel 2014).

Nel 2016, in particolare, sono stati trovati pesticidi nel 67% dei 1.554 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 33,5% dei 3.129 punti delle acque sotterranee, con valori superiori agli Sqa nel 23,9% delle acque superficiali e nel 8,3% delle acque sotterranee.
Gli erbicidi restano le sostanze riscontrate con maggiore frequenza principalmente per le modalità ed il periodo di utilizzo che ne facilita la migrazione nei corpi idrici, ma aumenta significativamente anche la presenza di fungicidi e insetticidi.

Anche in questo caso le sostanze che maggiormente hanno superato il limite sono gli erbicidi atrazina desetil desisopropil, glifosate e Ampa, bentazone e 2,6 di clorobenzammide, l’insetticida imidacloprid, i fungicidi triadimenol, oxadixil e metalaxil.
La maggior presenza di pesticidi si riscontra nella pianura padano-veneta, dove le indagini sono generalmente più approfondite: nelle regioni del nord, infatti, si concentra più del 50% dei punti di monitoraggio della rete nazionale.

Nel resto del Paese la situazione resta ancora abbastanza disomogenea: non sono pervenute, infatti, informazioni dalla Calabria e in altre regioni la copertura territoriale è limitata, così come resta limitato, nonostante l’aumento, il numero delle sostanze ricercate. Nel dettaglio, la presenza dei pesticidi interessa oltre il 90% dei punti delle acque superficiali in Friuli Venezia Giulia, nella provincia di Bolzano, in Piemonte e in Veneto, e più dell’80% dei punti in Emilia Romagna e in Toscana. Supera il 70% in Lombardia e in provincia di Trento. Nelle acque sotterrane è particolarmente elevata in Friuli 81%, in Piemonte 66% e in Sicilia 60%..