Per la terza volta in tre settimane il Nicaragua scende in piazza. Non scendono solo gli studenti, la punta di diamante della protesta contro Daniel Ortega che non sembra mollare. Una folla di bandiere bianche e azzurre invade le vie principali di Managua. C’è un solo grido: “Que se vaja Ortega!”.

L’ex guerrigliero è ostaggio di se stesso. Con i capricci e le velleità della moglie, Rosario Murillo, la classica zarina che si è abituata ai lussi del potere a cui non vuole rinunciare. La presa su Sandino, sui valori della rivoluzione, non reggono. Ortega non solo ha commesso due grandi errori di supponenza ma ha fatto uccidere 45 ragazzi. Tutti sotto i 25 anni.

Il Nicaragua a questo punto vuole la verità.  In piazza ci sono anche gli industriali che hanno visto come fumo agli occhi l’idea di far aumentare i contributi, quindi le tasse, non per le proprie maestranze, ma per sostenere la pletora di funzionari e impiegati da sempre base elettorale del presidente.

“Non è giusto”, diceva uno studente al corteo, “che noi, studenti universitari, scendiamo in piazza con le nostre sole voci, con la voglia di dire la nostra e veniamo accolti dalle forze antisommossa con proiettili usati per ucciderci”. La protesta è massiccia, anche simbolica. Ortega, se vuole sopravvivere, non può sbagliare più.