Atena Lucana è un piccolo paese in provincia di Salerno al confine con la Basilicata.
Un territorio di grande emigrazione che ha portato in terra uruguaiana tantissimi suoi figli in cerca di fortuna e di nuove opportunità. Non è un caso, infatti, che la tradizionale festa in ricordo di un santo locale abbia trovato in Uruguay una vera e propria “seconda casa”. Stiamo parlando del religioso Ciro di Alessandria, nato intorno all’anno 250 in Egitto. Dopo aver studiato medicina, Ciro aprì un ambulatorio dove somministrava cure gratuite ai poveri e agli indigenti incitandoli a trovare conforto nella fede e nella preghiera. Fu ucciso durante l’epoca dell'imperatore Diocleziano, il 31 gennaio del 303, anni durante i quali la Chiesa Cattolica subì un sanguinoso periodo di persecuzione.

Ad Atena Lucana il culto di San Ciro si sviluppò a partire dalla prodigiosa guarigione avvenuta nel 1863, quando una giovane in fin di vita, Marianna Pessolano, risultò completamente guarita dinanzi alla statua del religioso. Michele Pessolano, padre della miracolata, fece costruire una statua in ringraziamento del santo quello stesso anno. Ecco come venne descritto l’evento da monsignor Salvatore Rada (“San Ciro M.E.M Vita e Miracoli Culto nel Mezzogiorno d'Italia”. Napoli, 1902): “Una giovane donna, figlia di Michele Pessolano, era agli estremi e la vegliavano una notte, timorosi che non avrebbe la dimane, quando ella, cosciente o no, s’alza di repente e, tra lo stupore di tutti, si veste da sé e si avvia alla cappella di San Nicola. Tutti la seguono taciti e commossi; si apre la chiesa, e la moribonda va a protrarsi dinanzi la statua di San Ciro. Ella era guarita”.

Il padre della miracolata, Michele Pessolano, fece realizzare una nuova statua dopo aver avuto in sogno lo stesso santo che gli indicava come avrebbe voluto la statua. Si narra che lo scultore, a cui fu commissionato il lavoro, si trovò in seria difficoltà nel dover raffigurare il volto del santo. Egli, vedendo apparire d’un tratto un monaco sulla porta, chiese a Michele Pessolano se era quello il volto a cui doveva aspirarsi. La risposta fu affermativa. Come detto, il culto del santo in Uruguay arrivò con i tantissimi emigrati. La commemorazione liturgica ricorda il santo il giorno 31 gennaio, data del suo martirio, ma la festa venne istituita la terza domenica di maggio con celebrazioni solenni. I devoti ricordano il santo con le parole che usava per presentarsi agli infermi: “Io sono San Ciro di Atena”.

A Montevideo la messa in onore del santo si è svolta domenica mattina presso la Missione Cattolica ed ha raccolto tantissimi fedeli. Durante la celebrazione della messa la statua di san Ciro è stata portata sotto l’altare ed è poi stata ricollocata nel settore dove viene custodita insieme ad altre statue. “Ciò che fate in Uruguay, non abbiamo dubbi, è molto importante poiché la fiamma che lega quella comunità alla terra d’origine va
mantenuta sempre accesa e ha bisogno di essere continuamente alimentata”. Questo il messaggio inviato dal parroco don Michele Casale e dai membri del comitato della festa di Atena in segno di ringraziamento verso le offerte ricevute. “Io avviso tutti i paesani e molti amici, riempiamo sempre la Chiesa e anche questa volta è andata bene” ha affermato il cavaliere Giuseppe Marino, fondatore dell’associazione campana in Uruguay, novantasei anni e sempre con grande entusiasmo. “In questi giorni ad Atena c’è una grande  affluenza di devoti, oltre diecimila visite che arrivano da tutti i paesi limitrofi. Noi cerchiamo di mantenere viva questa bella tradizione. Qui c’è un’importante devozione come si è visto oggi”.

 

 

Un impegno importante, quello della preparazione della cerimonia, come ha raccontato lo stesso Marino: “Ci rechiamo in Chiesa il sabato pomeriggio per mettere tutto in ordine, io preparo molti affissi del santo ed altro e lo espongo nell’atrio della chiesa alla vista di tutti, poi insieme ad altri compaesani ci preoccupiamo del santo e della cappella: lo spostiamo e lo portiamo sull’altare con i suoi adorni floreali e luminosi”. È un grande lavoro portato avanti con tanta cura e passione a cui partecipano, oltre a Marino, diverse altre persone tra cui Giuseppe Del Negro che ha raccolto le tante offerte tra paesani ed amici: “Noi tutti continuiamo ad essere fedeli al nostro santo anche dall’altra parte del mondo. Ci diamo forza per andare avanti dato che gli anni passano per tutti. San Ciro però ci accompagna sempre anche in Uruguay”.

Durante la funzione i fedeli ricordano anche i paesani deceduti di recente. In questa occasione: Michele Gentile, Francesco Chechile e Franco Pessolano. Lucia Freire Monzillo è la testimonianza che il ricordo può essere trasmesso alle nuove generazioni. Dopo aver vissuto diversi anni in Italia dove ha partecipato alle feste in onore del santo, è tornata a vivere da poco in Uruguay: “Vogliamo mantenere questa tradizione dato che attualmente ci sono per la maggior parte persone anziane. Dopo averla vissuta in Italia, io adesso voglio continuare a mantenerla qui. Ovviamente qui non abbiamo grandissimi numeri ma io voglio lo stesso fare conoscere agli uruguaiani questo santo che per me è molto miracoloso”.