Ore decisive per il premier incaricato Giuseppe Conte la cui "dead-line per la nascita o meno del suo governo - fissata da Salvini e Di Maio ieri - sta praticamente per scattare. Le intenzioni del presidente del consiglio in pectore - al di là delle ultime difficoltà incontrate per la composizione della lista dei ministri - sono quelle di poter presentare la sua squadra ai mercati con giuramento e brindisi di rito già nelle prossime ore. Sul tappeto resta ancora il nodo sul nome di Paola Savona che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, continua a ritenere inopportuno per la poltrona di ministro dell'Economia e che prospetta l'ultimo colloquio tra Conte e l'inquilino del Quirinale prima dello scioglimento della riserva (se positivamente o negativamente saranno le ultime trattative in corso a stabilirlo), tutt'altro che rituale.

CASTELLI VICE DI SAVONA AL MEF
Stando alle ultime indiscrezioni, la soluzione scelta dai 5 Stelle per uscire dallo stallo e sbloccare i "veti" del Quirinale sull'economista sardo fortemente voluto da Salvini al Mef sarebbe quella di affiancargli la deputata Laura Castelli. Inizialmente indicata per le Infrastrutture (che dovrebbero comunque andare ai 5 Stelle), come vice di Savona, la castelli avrebbe comunque deleghe pesanti. "E' l'incastro con cui puntiamo a chiudere la partita", avrebbero rivelato "fonti grilline" di primo piano.

UNA DOMENICA PIENA DI INCOGNITE
Una domenica, in chiave di futuro staff di palazzo Chigi, piena di incognite, dunque. E su cui pesano, e non poco, gli ultimatum dei leader di Lega e M5S. "O si chiude questa partita del Governo entro le prossime 24 ore o non si chiude più", ha infatti sentenziato venerdì sera, da Terni, il capo politico del Movimento non nascondendo impazienza e irritazione per una partita che ai supplementari e rigori sembra aggiungere l'opzione del lancio della monetina. Stessi toni e stessa volontà di mettere un punto definitivo all'intera vicenda da parte del capo del Carroccio: "o si parte o per noi basta", taglia corto Salvini che si rende indisponibile ad ulteriori ed estenuanti trattative: "Mi rifiuto", scandisce da Martinengo (Bg) ricordando che "i mutui non aspettano, la benzina non aspetta, gli sbarchi nemmeno". E aggiungendo di non essere nato "per tirare a campare", traccia all'orizzonte l'unica alternativa di un voto anticipato.

SALVINI: FINO ALL'ULTIMO NON MI ARRENDO
Anche se, su Twitter, il leader leghista assicura di volerci provare fino all'ultimo. Perché, cinguetta Salvini "Chi si ferma è perduto, io fino all'ultimo non mi arrendo!". E poi, è risaputo, le urne a settembre, sono l'ultimo dei pensieri del Quirinale preoccupato di non avere un governo nella pienezza dei suoi poteri e, dunque, in grado di produrre una manovra che - oltre ad evitare un inedito esercizio provvisorio dello Stato - possa sterilizzare l'aumento dell'Iva. Senza dimenticare le scadenze europee che vedono l'Italia attesa al varco dagli altri partner nient'affatto comprensivi nei nostri confronti. A 83 giorni dal voto, dunque, l'unica certezza resta quella del conseguimento del record negativo di una gestazione per la formazione del governo mai così lunga nella storia della Repubblica. E che, almeno tra i commentatori politici, torna a far affacciare sullo scenario la possibilità - in caso di fallimento da parte di Conte - di un governo del Presidente.