A metà del XIX secolo un gruppo di connazionali, di quelli con i contro… a posto, decise di costruire un Ospedale per le decine di migliaia di italiani che risiedevano in Uruguay. Il “gruppo duro” aveva soldi, risorse e tanta voglia di fare.

L’idea nasceva nel 1853, ma soltanto nel 1880 si riunirono e cominciarono i lavori diretti da un italiano come Luigi Andreoni che fu uno dei grandi architetti in Uruguay avendo fatto i piani di opere come la “Estación Central” o il Club Uruguay.

Fu l’Ambasciata d’Italia ad incaricare l’opera e l’allora Monarchia fu molto importante nelle prime fasi di costruzione. Oggi su quel magnifico frontespizio dove campeggia il nome del Re Umberto 1, ci sono dei brutti cartelli enormi con su scritto UNIVERSAL, la ditta che, dopo il calvario di un gruppo di Don Chisciotte guidato da Renato Azzoni che fece l’impossibile per ripristinare l’orgoglio ed il nome di un ospedale che, durante oltre 1 secolo, fu rinomato e famoso in tutta l’America Latina, acquistò i diritti di gestione per 3 soldi.

Dopo tanti andirivieni, guerre intestine fra italiani che volevano pregiudicare l’opera dei Don Chisciotte cercando anche di spingerli ad un processo penale, sulla carta (e solo sulla carta) è stata concessa un’area dell’ospedale (proprio quella dove appaiono i brutti cartelli) alla comunità italiana. Oggi non funziona niente di italiano nell’Ospedale Italiano e resta soltanto un pallido ricordo di una stele ai caduti che già non è più omaggiata come si faceva tutti gli anni. Peccato! Una delle tante vittime della crisi economica e morale dell’Italia e la nostra comunità, come la RAI, la Camera di Commercio, l’ICE, La Società Mutuo Soccorso, la Dante Alighieri ecc. ecc.

(di Stefano Casini)