Una minaccia o un semplice chiarimento? Sono diverse le interpretazioni che circolano sull’ultima lettera inviata in questi giorni dall’ambasciatore Gianni Piccato al Comites, il Comitato degli Italiani all’Estero di Montevideo. L’oggetto della comunicazione è un tema ormai arcinoto: la presunta incompatibilità dei membri dei patronati eletti all’interno del Comites. Nella lettera inviata ai rappresentanti della collettività, Piccato chiede che venga chiarita la questione una volta per tutte e che sia lo stesso Comites a pronunciarsi sul tema come prevede la legge e come ha ricordato in più di un occasione il Ministero degli Esteri.

Ebbene, tutto questo a Montevideo è stato già fatto nel maggio del 2015 in occasione della prima seduta di insediamento del Comites che si svolse sotto il controllo dell’allora ambasciatore Vincenzo Palladino. Quella volta i diciotto consiglieri eletti votarono all’unanimità: non c’era nessun caso di incompatibilità o ineleggibilità nonostante la presenza di diversi membri che lavorano nei patronati Inca e Inas sia a Montevideo che nell’interno.

Dunque a cosa si deve questo intervento a gamba tesa dell’ambasciatore Piccato? Infastidito, il Comites ha risposto prontamente al numero 1 dell’Italia in Uruguay chiedendo ulteriori spiegazioni: “Non si capisce perché si chiede questo quando tutto ciò è stato già affrontato e votato nel 2015”. Per Filomena Narducci, membro dell’esecutivo e responsabile del patronato Inas di Montevideo, “è un tema superato dato che è stato affrontato tantissime volte anche all’interno del Cgie”.

“La vera domanda da farsi” - ha tuonato nell’ultima seduta di pochi giorni fa - “è sapere da dove venga questa richiesta, se sia partita da Roma o da Montevideo”. Detto in altri termini, il riferimento a Roma è al nuovo sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo, leader del Maie (Movimento Associativo degli Italiani all’Estero).

Dubbioso anche Renato Palermo, membro del Comites e consigliere uruguaiano all’interno del Cgie oltre che responsabile del patronato Inca di Montevideo: “Non capisco cosa abbia spinto l’ambasciatore in questa richiesta e per questo motivo aspetteremo di conoscere il suo chiarimento. Da anni si parla di questo argomento, la realtà è che finché non si cambia la legge le cose resteranno così. Noi dei patronati facciamo parte di associazioni uruguaiane e dunque non esistono conflitti”.

Quali siano stati i motivi che abbiano spinto l’ambasciatore Piccato a scrivere questa lettera per adesso resta un mistero. Non è un mistero invece, la dura opposizione iniziata dal gruppo di Aldo Lamorte nei confronti del nuovo esecutivo guidato da Alessandro Maggi da quasi un anno. Dopo le dimissioni di Claudio Melloni e il cambio di colore all’interno della guida dell’organismo, la lista del Maie non ha praticamente mai più partecipato alle sedute salvo rare eccezioni. A tirare fuori per primo la questione dell’illeggibilità dei membri dei patronati era stato proprio Aldo Lamorte in una lettera inviata all’Ambasciata e allo stesso Comites lo scorso anno dove non veniva riconosciuto il cambio di esecutivo.

Matteo Forciniti