La presencia en Montevideo del padre del futurismo Filippo Tomaso Marinetti coincide con los tiempos de euforia que viven los sectores proclives al fascismo de la comunidad ítalo-uruguaya, luego de que la culminación de la conquista de Etiopía motivara la proclamación del Imperio. Marinetti es el primero de los tres visitantes ilustres que entre septiembre y octubre de 1936 llegan a la ciudad, en el marco de una notoria campaña propagandística que busca contrarrestar las críticas internacionales que recibe Italia por la anexión y el sometimiento del país africano. Procedente de Buenos Aires, Marinetti permanece en Montevideo solamente un día. Su extensa jornada se inicia – como es previsible – con la visita al Ospedale Italiano y a la Scuola Italiana. En esta última, los estudiantes de la institución lo aguardan luciendo los uniformes de la Organizzazione Giovanili all’Estero. Orquestado por el director de la Scuola, el Profesor Lelio Giannantonio, el recibimiento de Marinetti se transforma en una ceremonia aparatosa.

Accolto al suo entrare dall’Inno dell’Uruguay e da “Giovinezza”, egregiamente eseguiti dalla fanfara e dal coro dell O.G.I.E., il prof. Giannantonio rivolse all’eccezionale visitatore un caldo saluto, ringraziando per l’alto onore reso a questa istituzione che da cinquant’anni onora gli italiani di Montevideo, i quali seppero crearla, e che serve con intelligente amore la causa della cultura italiana all’estero, chiudendo con l’affidare a S. E. Marinetti il devoto saluto dei giovanetti e del corpo insegnante al Duce, e rivolgendo un fervido pensiero anche a Colui che la Scuola volle e seppe condurre al punto magnifico di efficienza in cui oggi essa si trova: a S. E. Mazzolini, cioè, verso il quale va devoto gratissimo, nostalgico il pensiero dell’intera colonia, in questi giorni in cui materialmente lontano. Egli è pur sempre presente in spirito fra noi, che trepidamente l’attendiamo timorosi che da un giorno all’altro possa essere sottratto all’amore, alla fiducia, alla devozione degli italiani dell’Uruguay. Rispose con brevi energiche, altissime parole, S. E. Marinetti, rivolgendo un alto elogio agli insegnanti e amministratori e alunni, manifestando anch’Egli la sua ammirazione per l’opera svolta a Montevideo da S. E. Mazzolini. Un altissimo saluto al Re al Duce ed un triplice “Alalà” a S. E. Marinetti chiusero la bella cerimonia.

Luego de conocer la sede del Fascio, el escritor italiano tiene una entrevista de media hora con el Presidente de la República, cuya simpatía por Mussolini se pone de manifiesto en la deferencia con que acoge a los emisarios culturales de la Nueva Italia. Al medio día Marinetti asiste a un ágape que le dedica el Circolo Italiano, en cuya sede se congregan no sólo las autoridades de esa entidad, sino el Barón Raimondo Carbonelli, encargado de la Legación en ausencia de Mazzolini (que se encuentra de viaje, una vez más), Paolo Matteuci, Secretario de Zona del Fascio, y Giambattista Morelli. Por la tarde, Marinetti pronuncia la tan esperada conferencia en el Estudio Auditorio del SODRE ante un público que reúne a numerosas figuras de la colectividad italiana y de la cultura uruguaya. El tema elegido resulta por demás elocuente: “Testimonianza di un poeta-soldato nell’Africa Orientale”.

Según el cronista de L’Italiano: Fu quella di Marinetti la conferenza di un poeta che con potenti tocchi rende tutta l’aspra bellezza di un quadro nel quale il preistorico del paesaggio e delle genti abissine si fonde coi prodigi della meccanica moderna, la anacronistica mentalità dei ras ... con gli sprazzi di genialità guerriera e d’intelligenza organizzatrice dei condottieri italiani, la barbarie delle orde selvagge spinte alla lotta senza altro perché che il servire i padroni e la speranza di bottino e le nobilissime eroiche manifestazioni della fulgida diritta coscienza dei cittadini combattenti della più antica e più giovane nazione della Terra. L’auditorio, che forse mai, prima aveva meglio penetrato la verità profonda e la superba bellezza dei fondamenti umani della poesia e dell’arte futuriste, fu avvinto, scosso,
persuaso, entusiasmato trascinato all’applauso, all’ovazione finale, che erano a un tempo compenso alla fatica nobilissima del conferenziere e onore agli eroi caduti nel dantesco paesaggio dell’Africa Orientale, ai prodi superstiti della insuperata impresa coloniale, ai Capi geniali, al popolo ferreo che gli uni e gli altri sorresse con la sua cosciente e inflessibile volontà, al forgiatore magnifico della nuova Italia e del nuovo ciclo della imperitura Civiltà Latina.

Luego de una cena de despedida ofrecida por Carbonelli, el visitante retorna a Buenos Aires para dirigirse posteriormente a São Paulo.