I dodici ragazzi e il loro allenatore, rimasti bloccati nella grotta di Tham Luang a Chiang Rai in Thailandia e poi tratti in salvo dopo 18 giorni al termine di un'odissea scandita dalla paura delle piogge e del calo dell'ossigeno che, ora dopo ora, si riduceva pericolosamente, hanno lasciato oggi l'ospedale - dopo otto giorni di ricovero e uno in anticipo rispetto a quanto annunciato - e hanno parlato per la prima volta alla stampa.

LA CONFERENZA STAMPA
"Il motivo per cui ci sarà una conferenza stampa è per permettere ai giornalisti di porre domande ai ragazzi e che, dopo, possano tornare alle loro vite normali senza essere disturbati dai media", ha spiegato Sunsern Kaewkumnerd.

LE SCUSE DEI CINGHIALOTTI: "SIAMO STATI BIRICHINI"
Sorridenti e in salute, i 12 ragazzi thailandesi hanno risposto a domande poste solo da un conduttore dopo una selezione di quelle ricevute dai giornalisti. Tutti vestiti con la divisa della squadra, i 'Cinghialotti' - che secondo i dottori hanno recuperato circa tre chili di peso in ospedale - hanno raccontato che la decisione di entrare nella grotta è stata presa all'ultimo, tanto che i ragazzi si sono scusati con i genitori per "essere stati birichini", avendo detto loro che sarebbero solo andati all'allenamento di calcio.

SOPRAVVISSUTI BEVENDO ACQUA PIOVANA
Parlando per la maggior parte del tempo, l'allenatore Ekkapol Chantawong ha spiegato che il gruppo è rimasto intrappolato dall'acqua che ha allagato in fretta la grotta, inoltrandosi così più in profondità fino a raggiungere il punto asciutto dove sarebbero rimasti per oltre due settimane. Il gruppo ha poi bevuto l'acqua che filtrava dalle pareti, cercando invano di scavare a turno un foro nella roccia per trovare l'uscita. I ragazzi e l'allenatore si sono detti tristi e in colpa per la morte del volontario Saman Gunan, l'ex Navy Seal che ha perso la vita per mancanza di ossigeno nella preparazione dell'operazione di recupero.

ABBIAMO RIEMPITO LO STOMACO CON L'ACQUA
Avevamo fame, abbiamo riempito il nostro stomaco di acqua, non avevamo nulla da mangiare" ha raccontato l'allenatore della squadra. "Il primo giorno non abbiamo sentito nessun cambiamento nel nostro corpo, poi abbiamo cominciato ad avvertire qualcosa...", ha raccontato uno dei ragazzi. "Cercavano di non pensare alle cose da mangiare, al riso fritto. Abbiamo potuto bere le goccioline d'acqua che scendevano dalle pareti e abbiamo cercare di stare il più possibile vicino a quella fonte", hanno affermato.

IL SOGNO DI DIVENTARE NAVY SEAL
Quattro di loro hanno dichiarato che il loro sogno è di diventare Navy Seal in futuro, e tutti hanno raccontato di sentirsi più forti e pazienti dopo l'esperienza che hanno vissuto. Dopo la conferenza stampa, organizzata all'interno di un programma di propaganda della giunta militare, i ragazzi potranno tornare finalmente a casa.