L'Ong Proactiva Open Arms non ha presentato alcuna denuncia nei confronti né del governo italiano né della guardia costiera. Lo ha riferito la stessa organizzazione, parlando del salvataggio di un gruppo di migranti compiuto lo scorso 17 luglio nel Mediterraneo. "Contrordine compagni! Open Arms, dopo aver sottoposto una naufraga a quattro giorni di navigazione portandola in Spagna, dichiara di non aver presentato alcuna denuncia", ha commentato, ironico, Matteo Salvini.

L'EQUIPAGGIO SI RECA IN COMMISSARIATO
Dopo tre giorni di navigazione, le due navi della Ong sono entrate stamane nel porto di Maiorca e subito dopo l'equipaggio, guidato da Oscar Camps, si è recato in commissariato per denunciare il capitano del mercantile che avrebbe speronato l'imbarcazione su cui viaggiavano un gruppo di migranti, e la Guardia costiera libica per omicidio colposo e omissione di soccorso. Il naufragio è quello di martedì: un'imbarcazione andata a fondo con circa 150 persone a bordo, dinanzi alle coste libiche, un naufragio del quale Open Arms attribuisce la responsabilità al mercantile con bandiera panamense Triades, che lo avrebbe abbandonato prima dell'arrivo dei soccorsi.

E solo contro il mercantile libico è stata presentata la denuncia. Non contro il governo italiano e quello di Tripoli, come pure era stato paventatoin un primo momento. In una nota l'Ong ha spiegato che la denuncia presentata, in relazione all'intervento dello scorso 17 luglio, presso la Procura di Palma di Maiorca è contro "il capitano della motovedetta libica 648 Ras Al-Jadar, membro della guardia costiera libica, e contro il comandante di eventuali altre imbarcazioni libiche intervenute in quelle stesse ore, per omissione di soccorso e per aver causato la morte di due persone. Contro il capitano del mercantile Triades, battente bandiera panamense, per omissione di soccorso e omicidio colposo. E chiunque abbia responsabilità dirette e indirette o sia stato coinvolto a qualunque titolo nell'aver determinato gli esiti di quell'evento drammatico".

CAMPS VA IN TRIBUNALE
Camps, il fondatore di Proactiva Open Arms, è andato in tribunale poco dopo l'attracco al porto di Palma per testimoniare davanti al giudice, Manuel Penalva, e al pubblico ministero, Ladislao Roig: "Speriamo che sia aperta un'indagine e il caso arrivi al tribunale nazionale, dobbiamo sapere esattamente cosa è successo", ha sottolineato l'attivista in un'udienza al centro Flassaders di Palma.

JOSEFA SALVATA GIOVEDI' SCORSO
Josefa, la donna camerunense salvata da Open Arms giovedì scorso è stata raccolta in mare aperto, mentre andava alla deriva aggrappata ai resti della sua piccola barca; insieme a lei, in mezzo al mare, sulla tavola di legno, c'era il corpo senza vita di un bambino, tra i 3 e i 5 anni, e di una donna anche lei morta, tra i 20 e i 30 anni. Camps accusa di "negligenza assoluta" il capitano del mercantile e "il supposto gruppo armato che si fa chiamare Guardia Costiera libica" per aver lasciato alla deriva le tre persone; ma accusa anche l'Italia e l'insieme dell'Unione europea che lasciano che la Libia, "un Paese senza Stato", si faccia carico delle attività di salvataggio con mezzi scarsi e nonostante il sospetto di connivenza con i trafficanti. E ha denunciato il rifiuto di Italia e Malta a sbarcare nei loro porti i cadaveri e la sopravvissuta, denunciando la campagna di disinformazione condotta a suo dire ai danni della sua organizzazione dalle autorità italiane: "Ci accusano di essere un gruppo criminale, di essere trafficanti" perché denunciamo l'abbandono dei migranti in mezzo al Mediterraneo.

"SIAMO GLI UNICI TESTIMONI"
"Siamo invece gli unici testimoni", ha aggiunto, spiegando che nessuna altra Ong al momento è attiva nella zona, dove si dirigerà di nuovo Open Arms una volta completata a Palma la missione 47. Ora Josefa è stata ricoverata, in "forte stato di shock" , e farà da testimone di quanto accaduto, ha proseguito Camps. I due cadaveri sono stati invece trasferiti all'Istituto di medicina legale anatomica. La denuncia dell'equipaggio si estenderà, a seconda di come va l'indagine, anche alla Guardia Costiera di Italia e Malta perché, secondo Camps, potrebbero aver commesso un reato di omissione del dovere di assistenza. Insieme al fondatore dell'Ong c'era Marc Gasol, il giocatore Nba che ha partecipato al salvataggio di Josefa e dei due cadaveri come volontario: "Com'è possibile che si siano abbandonati una donna viva e un bambino: perché quando siamo arrivati, lei era appena morta. Qualcuno mi deve rispondere come gli esseri umani possono fare qualcosa del genere". Tra i membri del'equipaggio c'era anche Erasmo Palazzotto, deputato di Leu e volontario, che ha voluto ringraziare il governo spagnolo per la "prova di civiltà". Lapidario il commento del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli: "Mi spiace, ma Open Arms sbaglia obiettivo. Italia e' esempio nel Mediterraneo per umanità ed efficienza soccorsi. Parlano i numeri. Avevamo dato disponibilità a curare Josepha e aperto porto a Catania. Polemiche strumentali non ci interessano, si lavora per evitare morti in mare".