Detto, fatto. Donald Trump ha mantenuto la promessa fatta nel maggio scorso e ha dato il via ad una prima ondata di sanzioni contro l'Iran, ripristinando alcune misure restrittive che erano state eliminate con l'accordo sul nucleare firmato nel 2015. La stangata vera e propria, tuttavia, come ha reso noto la Casa Bianca arriverà il 5 novembre con una stretta su settori strategici per l'economia iraniana, come quello petrolifero e quello bancario.

LA REPLICA DELL'IRAN
Immediata la replica dell'Iran. "Se gli Stati Uniti si mostreranno sinceri, l'Iran accoglierà con favore i negoziati" ha detto il presidente iraniano, Hassan Rohani, sottolineando che con la reintroduzione delle sanzioni il presidente Trump vuole dare il via a "una guerra psicologica". "I negoziati non vanno d'accordo con le sanzioni, gli Stati Uniti dovrebbero pagare risarcimenti all'Iran per la loro lunga storia di interferenze", ha aggiunto il premier iraniano.

IL RAMMARICO DELL'EUROPA
Associare negoziati e sanzioni, come vogliono gli Stati Uniti, "non ha senso", ha aggiunto Rohani. "Gli Usa devono all'Iran scuse e risarcimenti". Anche l'Europa, dal canto suo, ha ribadito tutte le sue perplessità sulla decisione Usa. "Siamo profondamente rammaricati" per il ritorno delle sanzioni, ha affermato l'alto rappresentante per la politica estera della Ue Federica Mogherini in una nota congiunta con i ministri degli esteri di Germania, Francia e Regno Unito, gli altri Paesi firmatari dell'accordo sul nucleare del 2015 insieme a Usa, Russia e Cina.