Tutto è cominciato lo scorso 30 luglio con l’improvvisa rinuncia di Wilmar Valdez. Il presidente della AUF (Asociación Uruguaya de Fútbol) era il favorito per un nuovo mandato alla guida del calcio uruguaiano.

Dopo la buona prestazione ai Mondiali di Russia la strada sembrava già spianata per proseguire il lavoro iniziato nel 2014.  Alle dimissioni per “motivi familiari” nessuno però ci credeva davvero. Dopo le numerose ricostruzioni della stampa locale, ciò che è emerso in questi giorni di estrema confusione è la presenza di diverse intercettazioni che gettano pesanti ombre sull’operato di Valdez in quella che è stata ribattezzata come “AUFgate”.

A registrare il dirigente uruguaiano, due anni fa, è stato Walter Alcántara, imprenditore che faceva pressioni affinché gli fosse assegnata la gara d’appalto per l’istallazione del nuovo sistema di videosorveglianza all’interno dello stadio Centenario di Montevideo.

Proprio questo appalto - dal valore di circa 1 milione di dollari - è finito al centro di diverse supposizioni: tanto El Observador come il settimanale Búsqueda  hanno tirato fuori un nome scottante che uscirebbe da una delle intercettazioni di Valdez: Javier Vázquez, il figlio del presidente della Repubblica.

Secondo queste ricostruzioni, l’ex presidente dell’AUF avrebbe detto ad Alcántara che non poteva favorire la sua azienda poiché sull’acquisto del sistema di videosorveglianza era intervenuto il Ministero dell’Interno. “Quando è uscito l’appalto già si sapeva che questa azienda (la DDBA) avrebbe vinto” ha scritto El País riportando integralmente una delle tante frasi registrate.

Nel periodo in cui venne aperto l’appalto, ricordano i giornali, c’era tanta pressione politica sul mondo del calcio. L’inizio del campionato nazionale era previsto per il luglio del 2016 ma venne rinviato: il Ministero dell’Interno aveva deciso di non inviare poliziotti negli stadi fino a che a la nuova misura di videosorveglianza non fosse entrata in vigore. Fu così che la federazione virò verso un secondo progetto - dato che il primo prevedeva cifre troppe alte - coinvolgendo anche il Ministero con un “parere tecnico” sulla decisione finale.

Il grande interrogativo da porsi è se il dicastero diretto da Eduardo Bonomi abbia in qualche modo fatto pressioni per favorire l’azienda vincitrice. I sospetti sono tanti anche alla luce del fatto che la seconda gara d’appalto ricevette pochissima diffusione rispetto a quella iniziale che coinvolgeva anche altri stadi.

L’azienda DDBA, attraverso le parole del suo direttore Diego Di Bello, ha negato ogni accusa di favoritismo affermando inoltre che “Non esiste alcun tipo di vincolo familiare, personale e commerciale con il presidente Vázquez e la sua famiglia”. Ma lo scandalo della federazione calcistica fondata nel lontano 1900 non finisce qui.

In un’intervista di pochi giorni fa, Alcántara ha accusato Valdez di aver intascato una tangente di 35mila dollari (corrispondente al 10% del monto totale) per il suo ruolo di intermediario nel rinnovamento della rete elettrica dello stadio Luis Franzini dove gioca il Defensor Sporting.

Il presidente del club viola, Daniel Jablonka, ha dichiarato di non aver saputo nulla di tutto questo altrimenti “tutto ciò sarebbe stato denunciato al momento stesso”. Sono in tanti a chiedersi quale sia la strategia di Walter Alcántara e cosa lo abbia spinto a provocare una delle peggiori crisi del calcio uruguaiano degli ultimi anni.

La sua prima giustificazione ,“per aiutare il calcio uruguaiano”, lascia abbastanza perplessi. In questi giorni è stato scoperto anche che l’imprenditore aveva gravi problemi economici e chiedeva in continuazione aiuti e favori all’interno del mondo del calcio. Alcántara ha agito solo in questa vicenda o c’è qualcuno dietro di lui?

Prima che il caso diventasse pubblico, le intercettazioni in possesso di Alcántara sono state ripetutamente offerte ad Arturo Del Campo, il principale candidato a prendere la guida dell’Auf. Oltre a lui anche il giornalista sportivo Julio Ríos aveva ottenuto questi materiali.

Gli avvocati interpellati dai due hanno assicurato che nelle oltre dodici conversazioni registrate non è stato riscontrato nulla di penalmente rilevante. La magistratura uruguaiana, intanto, ha aperto un’inchiesta per cercare di fare luce sulla vicenda e capire se ci siano stati atti di corruzione.

L’AUFgate ha provocato il rinvio delle elezioni di una federazione che si ritroverà ad affrontare subito diversi problemi: conflitti con arbitri e giocatori che minacciano di bloccare il campionato, prolungamento dell’accordo sui diritti televisivi con l’azienda Tenfield e infine una nazionale rimasta senza il corpo tecnico con contratti scaduti dopo i Mondiali.  L’allenatore della Celeste, il maestro Óscar Tabárez, ha annunciato che non parteciperà alle prossime due amichevoli in programma se non verrà risolta la situazione del suo staff. La bufera sul calcio uruguaiano è appena cominciata.

(di Matteo Forciniti)