È il dibattito che sta profondamente segnando la vita politica italiana degli ultimi anni e che riguarda la legge sulla cittadinanza: ma che cosa si intende esattamente con i concetti ius sanguinis e ius soli?

Quali sono le loro ragioni e perché è importante affrontare questo tema specialmente dall’estero dove sono forti le radici italiane? Sono state queste le domande che hanno dato spunto alla conferenza “Il concetto di radici italiane e di madre patria. Collegamenti con lo ius soli e lo ius sanguinis”.

L’iniziativa ha avuto come relatori Gianni Raso e Oscar Bottinelli. Due punti di vista molto diversi - il primo giuridico, il secondo sociologico- ma estremamente significativi e preziosi per arrivare dritti al cuore dell’assunto ed offrire nuove chiavi di interpretazioni per un dibattito che tende a dividere le posizioni. Appassionante e ricco di particolari, l’intervento di Gianni Raso ha toccato diversi argomenti partendo dal pensiero greco a quello contemporaneo.

La sua stessa storia, d’altronde, è altamente significativa: “Sono nato a Napoli ma le mie due cittadinanze provengono entrambe dallo ius sanguinis e nessuna dallo ius soli. Sono diventato uruguaiano per mio padre, italiano per mio nonno che era del Cilento. Proprio da questa terra del meridione, migliaia di anni fa durante la Magna Grecia, diversi pensatori ci invitavano a riflettere sui concetti di identità e le radici. Tali riflessioni restano incredibilmente valide ancora oggi”.

La cittadinanza è innanzitutto “espressione ideologica” come ha sottolineato il prestigioso costituzionalista e docente della Udelar: “Questa definizione è estremamente importante poiché può aprire o chiudere porte. Esiste un tema politico sull’argomento che divide i partiti e la società e ci invita a riflettere. Possiamo pensare la cittadinanza in diverse forme: inclusiva, esclusiva ma anche da un punto di vista strettamente culturale, ossia il nuovo concetto che si sta sviluppando ultimamente che parla di ius culturae e che riguarda quei giovani che nascono e crescono in Italia ma devono aspettare la maggiore età per ottenere la cittadinanza”.

L’esposizione di Oscar Bottinelli ha affrontato i concetti della patria e della nazionalità sotto diversi punti di vista a cominciare dai concetti giuridici e politici per poi arrivare a quelli strettamente sociologici. Molteplici gli aneddoti raccontati frutto di una lunga carriera dedicata alla ricerca, ai sondaggi e agli studi sull’opinione pubblica. “Quando si parla di Italia ci riferiamo a un determinato territorio che ha una storia relativamente recente e delle storiche divisioni. La cultura è l’elemento antropologico più unificante partendo da radici profondamente diverse. Attualmente, secondo i dati ufficiali, tra i cittadini italiani il 92% risiedono in Italia, l’8% all’estero. Tuttavia questo è un calcolo estremamente ridotto e pieno di errori poiché bisogna considerare tutti gli oriundi nel mondo, circa 125 milioni. Insomma, fuori dallo stivale c’è un enorme patrimonio di italianità”.

E poi il concetto di madre patria. Si è partiti da una semplice domanda: che conseguenze può avere un paese su un altro? Snocciolando numeri su numeri, è uscito fuori un dato fondamentale già conosciuto seppur spesso dimenticato: l’Uruguay è la nazione più italiana al mondo fuori dall’Italia. I numeri di Bottinelli - che riguardano la percentuale di popolazione di origine italiana in rapporto alla popolazione- lo hanno confermato: l’Uruguay è in cima a tutti con un numero che oscilla tra il 38% e il 44%, poi l’Argentina (tra il 25% e il 36%) e la Svizzera con il 18% e la particolarità di avere una popolazione autoctona. A seguire Australia 9%, Belgio e Canada con il 4%.

“L’Italia è stata parte primordiale della costruzione delle nostre società, tanto in Uruguay come in Argentina. L’influenza si è avuta praticamente ovunque, dalla cultura alla lingua, dalla cucina ai modi di vivere. Oltre a questo, però, bisogna chiedersi una cosa: l’Italia ha lasciato dei figli come invece ha fatto la Spagna in America Latina?”. Dopo queste considerazione, la riflessione è entrata nel vivo del dibattito tra lo ius sanguinis e lo ius soli.

Il primo è un concetto “storico” ampiamente presente in tantissime società antiche, il secondo si riferisce invece all’epoca moderna e cominciò a diffondersi con i processi di indipendenza nelle Americhe. “Lo ius soli è nato perché bisognava tagliare il cordone ombelicale con la madre patria, allora è stato inventato questo nome che riguarda il territorio dove è nato un individuo. Tecnicamente, il nuovo concetto di ius culturae ha un errore di definizione: nessuno nasce già con una cultura ma questa si acquisisce. Io non entro nel merito del dibattito, ognuno ha le sue idee. L’unico avvertimento che mi sento di fare, tuttavia, è che bisognerebbe conoscere i concetti perché vedo tantissima confusione sull’argomento”.