Il crollo del ponte Morandi sta mettendo alla prova il Paese e Genova in particolare. Accanto alla tragedia, 43 i morti, mentre si scava ancora per cercare i dispersi, c'è chi tenta di salvaguardare anche il tessuto economico del capoluogo ligure. Prima di tutto il cuore pulsante della città: il porto.

"L'estate è un momento relativamente fermo per quanto riguarda le merci, non c'è un grande congestionamento. Più sui traghetti, ma la situazione è per ora sotto controllo" spiega il presidente dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini. In quello che, dice, "è il porto centrale per la Pianura Padana abbiamo due grandi bacini: quello di Voltri e di Sampierdarena. Lì non utilizzavano il ponte Morandi, ma due autostrade: l'A26 e l'A7 che va a Milano".

Il problema è il traffico di collegamento. "Un camion, per esempio, dopo aver scaricato a Voltri, andava a prenderne un altro carico o un container vuoto a Sampierdarena, utilizzando il ponte Morandi. E non erano pochi, parliamo di 1500 camion al giorno che usavano la struttura". Questo traffico oggi si riversa sulla mobilità urbana, ma non è "sostenibile" con la ripresa di fine agosto e settembre.

"Si crea un congestionamento eccessivo" spiega Signorini, aggiungendo che si sta lavorando su due fronti per trovare una soluzione. Si stanno studiando, quindi, due misure. La prima di tipo infrastrutturale. "Quella di aprire un corridoio merci nelle aree, diciamo a mare, dell'ex stabilimento Ilva e del demanio marittimo di Sampierdarena, separando di fatto il traffico merci da quello civile in ambito urbano". La seconda è di tipo gestionale. "Stiamo cercando di favorire il lavoro dei terminal nelle fasce orarie meno utilizzate dalla popolazione, quindi, di notte o in quella diurna dalle 10, 11 del mattino alle 16 con
un'ordinanza del sindaco per lo stop dei mezzi pesanti in alcune aree della città".

Di notte, però, il trasporto costa di più alle imprese. "Pensiamo di compensare le spese extra, anche mettendo a disposizione per questo parte dei fondi, stanziati dopo lo stato di emergenza della città". Si cercano soluzioni, si cerca di andare avanti, "nonostante tutto", anche se, ammette, quel maledetto giorno, "ho reagito come i newyorkesi per il crollo
delle Torri Gemelle". Il ponte Morandi non solo era un simbolo ma anche un'arteria vitale, di collegamento. Per "questo in noi genovesi" da quel 14 agosto, prevale, "un senso di menomazione".