Agata De Santis rappresenta la prima generazione italo-canadese. Cresciuta a Montreal, ha voluto realizzare un documentario che parte dalle tipiche tradizioni italiane, per poi giungere ai cambiamenti che si verificano quando si nasce all'estero.

Si chiama 'Terra Mia' e comincia parlando di come, da ragazzina teenager, si mise contro la madre, per la tradizionale torta di compleanno, tipica delle famiglie italiane. "È divertente - così racconta il suo film - perché la mia intenzione era di evitare i soliti cliché, ma alla fine tutto è tornato al cibo, alla gastronomia. Anche perché poi, alla fine, la tavola rappresenta la più semplice trasmissione di quella che è la cultura, in quanto tutti amano il cibo italiano. Ma si va oltre a tutto ciò, c'è tanto dietro, tiene davvero la famiglia unita".

Nel docu-film della De Santis si vede come la cultura, del Paese adottivo, incida nella crescita. "Quello che noi volevamo - racconta riferendosi alla torta del compleanno - era tutto quello che avevano i nostri amici non italiani. Volevamo che il compleanno fosse più canadese".

Ma quell'atto di ribellione, tipico poi dell'età adolescenziale, ha rappresentato solo un episodio e non è durato troppo, perché la tipica torta delle famiglie italiane, ha fatto presto la sua ricomparsa anche nelle feste della De Santis.

"La torta della mamma - continua così a spiegare la correlazione tra cibo e cultura - non è solo semplicemente deliziosa, ma è un ode alla nostra tradizione familiare, ad alcuni dei ricordi più belli che abbiamo della nostra infanzia".

De Santis non è alla sua prima esperienza a livello cinematografico, infatti sono anni che scrive e crea film per la comunità italo-canadese. Nel 2012 poi ha anche lanciato una webpage chiamata italocanadese.com, un blog dove racconta le proprie esperienze e che piace ai più giovani. Con la convinzione anche che alcune istituzioni della comunità siano un po' lente ad adattarsi all'era moderna, una idea che si ripercuote anche nel suo film. "I bambini non vanno alle cene degli spaghetti - ha aggiunto - e se non si lascia che i giovani possano re-immaginare la loro comunità, queste organizzazioni spariranno".