Il Venezuela ha avviato una radicale riforma del suo sistema finanziario ed economico sostituendo il 'bolívar forte' con una nuova moneta, dallo stesso nome, ma con cinque zeri in meno, il 'bolívar sovrano', che il Governo spera possa contribuire a "strangolare" l'iperinflazione esistente nel Paese.

Al centro di una complessa manovra economica - che prevede anche un forte aumento di salario minimo, Iva (dal 12 al 16%) e benzina, nonché una flessibilizzazione del mercato dei cambi - il 'bolívar sovrano', ancorato alla criptomoneta Petro garantita dalle riserve petrolifere venezuelane, è stato assorbito nella prima parte del giorno dal sistema bancario che ha ricalcolato la quantità di denaro depositato nei conti.

Per facilitare questo processo, il governo ha disposto che la giornata di ieri fosse "non lavorativa" e questo ha fatto sì che le città venezuelane si siano svegliate con le strade deserte ed i negozi per lo più chiusi, e con la popolazione in ragionevole allarme per gli eventuali contraccolpi negativi della manovra per le risorse finanziarie domestiche.  Per aiutare la gente a ricalcolare il valore dei prodotti, il ministero dell'Economia ha abilitato sulla sua piattaforma digitale una specifica calcolatrice, iniziativa rilanciata anche da app private disponibili per Android.

Nel 2008 l'allora presidente Hugo Chavez aveva eliminato tre zeri al bolivar, in un'altra grande riconversione della moneta. Ora la nuova banconota di maggior valore, da 500 bolivar, equivale a 50 milioni di bolivar del vecchio conio. Carlos Larrazabal, presidente della Federazione delle camere di commercio (Fedecamaras), afferma che la misura non farà altro che "aumentare l'instabilità economica".

Il Fondo monetario internazionale ha previsto che l'inflazione in Venezuela raggiungerà l'un milione per cento nel 2018, rendendo praticamente privo di valore il vecchio bolivar.  L'Onu ha calcolato che la crisi economica ha spinto oltre due milioni di persone a fuggire dal Paese, 500mila solo quest'anno.

Al confine con il Brasile il flusso di persone che espatriano continua, nonostante circa 1.200 venezuelani siano stati costretti a rientrare nel loro Paese dalle violenze che hanno spinto il presidente brasiliano Michel Temer a inviare l'esercito. Il presidente Nicolas Maduro ha assicurato via Twitter di avere "individuato la formula rivoluzionaria che mette il lavoro al centro, per un riequilibrio generale della società, basato sulla produzione di beni e la remunerazione del salario".

Con essa - ha concluso - "sconfiggeremo definitivamente il modello perverso che ha dollarizzato i prezzi, e la schiavitù di dover ogni giorno vedere il valore del biglietto verde".  L'ottimismo del capo dello Stato non è però condiviso dalle opposizioni che, pur da posizioni articolate, hanno annunciato uno sciopero generale contro il 'paquetazo rojo' (stangata rossa) che "porterà nuove sofferenze ai venezuelani".

Per tutti José Guerra, deputato dell'Assemblea nazionale (controllata dall'opposizione) e membro della Commissione Finanze, ha denunciato che le misure di Maduro "hanno svalutato la moneta nazionale del 1.300% da un giorno all'altro".  Ad esempio, ha spiegato, l'aumento dell'Iva, invece di calmare l'economia, "produrrà ulteriore iperinflazione", e l'effetto del forte aumento del salario minimo di oltre 35 volte, "si è già dissolto, dato che il 'bolívar sovrano' farà impennare i prezzi".

Critiche alla manovra economica di Maduro sono venute anche dal vicepresidente americano, Mike Pence, il quale ha sostenuto che esse "faranno peggiorare le condizioni di vita dei venezuelani". Attraverso il suo account Twitter Pence ha chiesto a Maduro di "autorizzare l'aiuto umanitario e restituire la democrazia al Paese".