In Italia sono un milione e mezzo, per l’esattezza 1.538.000, i lavoratori in nero: non pagano tasse e non accantonano contributi previdenziali. E fanno mancare allo Stato 20 miliardi e 600 milioni di gettito. A darne notizia la Fondazione studi dei consulenti del lavoro che ha rielaborato le cifre dell’Ispettorato nazionale del lavoro nel suo primo anno di azione, da quando cioè l’organismo è stato potenziato, avvalendosi dell’opera congiunta di forze del ministero del Lavoro, dell’Inps, dell’Inail, dei Carabinieri e della Guardia di finanza.

Dai dati emerge come l’occupazione ‘sommersa’ nella Penisola sia sì cospicua – con un lavoratore in ‘nero’ in media ogni tre aziende controllate, e “con un tasso fra i più elevati d’Europa” – ma vi sia stato un calo nel periodo 2015-2016 di circa 200.000 unità. Nello scorso anno 160.347 aziende hanno subito verifiche, e quelle che presentavano forme di irregolarità riguardanti almeno un addetto sono state 103.498 (il 64,54%). I ‘nei’ riscontrati possono riguardare “forme di elusione previdenziale, assicurativa e fiscale (come il mancato assoggettamento a Inps, Inail e Irpef di parte della retribuzione corrisposta), il lavoro parzialmente ‘sommerso’ (come i rapporti in part-time che, invece, risultano a tempo pieno)” e il lavoro completamente in ‘nero’.

La ‘mano dura’ dell’Ispettorato, che ha usato le recenti, più pesanti sanzioni in materia di caporalato, ha permesso il deferimento all’Autorità Giudiziaria di 94 persone, di cui 31 in stato di arresto, e l’individuazione di 387 lavoratori vittime di sfruttamento. Incoraggiante, poi, lo scenario del 2018: nel primo semestre si osserva il deferimento di 60 persone all’Autorità Giudiziaria (una arrestata e 47 in libertà), e l’individuazione di 396 lavoratori coinvolti, mentre sono stati adottati 9 provvedimenti di sequestro. Il ‘sommerso’, denuncia il presidente della Fondazione studi dei consulenti del lavoro Rosario De Luca, è “in forte aumento soprattutto dopo la depenalizzazione, avvenuta col ‘Jobs act’, del reato di intermediazione fraudolenta di manodopera”.