Dopo l’incontro di ieri a Milano tra il vicepremier italiano Matteo Salvini e il premier ungherese Viktor Orban, la sensazione è che ora l’esecutivo italiano (dalla parte della Lega, s’intende) strizzi l’occhio al Gruppo di Visegrad, l’alleanza tra quattro paesi dell’Unione europea (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia) nata dopo il crollo dell’Unione Sovietica per rafforzare la cooperazione. Un gruppo che negli ultimi anni si è caratterizzato in particolare per sostenere posizioni euroscettiche, sovraniste e rigide in tema di immigrazione. Temi carissimi al governo italico.

Un po’ meno al M5S, che difatti si è smarcato dall’incontro: "Con Orbán non vogliamo avere niente a che fare", si è affrettato a dire ieri mattina il pentastellato Luigi Di Maio. Ma andiamo al piatto forte, ossia il bilaterale più atteso degli ultimi tempi tra Salvini e Orban, con quest’ultimo che ha subito avuto parole di stima per l’operato del segretario del Carroccio in tema di immigrazione: "L'Ungheria è il Paese che ha dimostrato che l'immigrazione può essere fermata sia sul piano giuridico che sul piano fisico", le parole del primo ministro ungherese al termine dell'incontro con Salvini. "In Ungheria Matteo gode di un rispetto rilevante, se partecipasse alle elezioni vincerebbe" ha scherzato poi il premier ungherese, spiegando come il nostro ministro  dell'Interno "goda di questa popolarità
perché sta dimostrando che la migrazione può essere fermata anche in mezzo al mare, prima di lui nessuno lo aveva fatto: dal suo successo dipende la sicurezza dell'Europa e questo desta in noi rispetto. Gli auguriamo di non indietreggiare, che difenda i confini europei e sotto questo aspetto siamo disposti a dare tutti gli aiuti possibili".

"Quello che abbiamo fatto fino ad oggi continueremo a farlo anche domani: inchieste, indagini, processi non mi fanno assolutamente retrocedere e cambiare idea" ha detto invece Salvini. In tema di alleanze europee, il leader della Lega invece ha spiegato: "Stiamo lavorando per una futura alleanza che escluda i socialisti e le sinistre e riporti al centro i valori politici e le identità che i nostro movimenti rappresentano, ognuno con la sua storia".

"In Europa ci sono due campi – ha detto invece il premier ungherese - uno guidato da Macron, che vuole far esplodere il Ppe come aveva fatto con il sistema partitico francese: attualmente lui è il capo di quei partiti che sostengono la migrazione in Europa e dall'altra parte ci siamo noi che vogliamo fermare l'immigrazione illegale. Noi vogliamo che nel Ppe si affermi la nostra posizione". Sulle modalità di gestione dell'immigrazione, Orban ha ribadito che "coloro che sono arrivati in Italia devono tornare nel loro Paese d'origine: non devono essere ricollocati o spartiti tra di noi".

"Sul tema immigrazione – ha aggiunto invece il ministro italiano - chiediamo la collaborazione in primis ai grandi Paesi e ai Paesi di confine, e quindi alla Francia visto che il presidente Macron è il primo che dovrebbe di dimostrare la sua sensibilità e solidarietà riaprendo anche domattina il confine di Ventimiglia. Se dai grandi Paesi venisse questo esempio è chiaro che da quelli piccoli come quelli di Visegrad potrebbe esserci un approccio diverso".