Il passato, le origini e la sfida di mantenere la memoria. Tutto questo e altro ancora è al centro di “Plaza Fabini”, il nuovo libro di Gustavo Ribeiro Belotti che è stato presentato sabato scorso presso la sede della Federazione Lucana a Montevideo a cui è seguito un bingo. L’evento - intitolato “La nostra identità culturale al tempo della globalizzazione” - è stato organizzato dal Circolo Lucano dell’Uruguay di cui Ribeiro è il presidente da pochi mesi.

“Attualmente siamo immersi in una grande ondata mondiale di cambiamenti basati sulla tecnologia e sul progresso” ha spiegato l’autore a Gente d’Italia poco prima dell’inizio del dibattito a cui hanno partecipato soci e amici della collettività lucana. “In questo processo che stiamo vivendo ci sono tanti aspetti positivi ma anche altri un po’ preoccupanti e per questo motivo vanno affrontati con gli occhi ben aperti. Per affrontare al meglio tutti questi cambiamenti dobbiamo mettere l’accento sulla nostra identità come sta accadendo oggi in altre parti del mondo. Dobbiamo integrarci al mondo conservando le nostre radici”.

Docente di biologia appassionato di storia e di scrittura, le origini lucane di Gustavo Ribeiro vengono dalla famiglia materna come testimonia il secondo cognome Belotti. Da Marsico Nuovo (Potenza) i Belotti si insediarono nella zona di Paysandú, nel nord dell’Uruguay, lavorando come agricoltori.  “L’emigrazione italiana in Uruguay ebbe due forti ondate tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento e coinvolse praticamente tutto il territorio nazionale, non solo Montevideo come erroneamente spesso si pensa. Il fenomeno ha riguardato praticamente ogni dipartimento. Si trattava principalmente di persone preparate in diversi ambiti, soprattutto agricoltura e costruzione”.

“Gli italiani” - ha proseguito - “sono stati i propulsori di grandi edifici, monumenti e sculture che si trovano oggi lungo tutto il paese. Oltre a ciò sono stati i principali artefici della crescita di diversi settori nell’ambito agricolo, su tutti bisogna menzionare la viticoltura. Noi ci sentiamo eredi di tutto questo patrimonio e allo stesso tempo sentiamo il dovere di trasmettere questi valori alle nuove generazioni”. Soffermandosi sul caso specifico dell’emigrazione lucana, Ribeiro ha parlato di “lavoratori della terra, conoscitori delle tecniche di produzione di frutta e verdura che hanno dato un contributo fondamentale
allo sviluppo della nostra nazione”. Tra i territori maggiormente coinvolti ci sono state le zone di Montevideo e la nativa Paysandú.

Eletto da pochi mesi alla guida del Circolo Lucano, il nuovo presidente è cosciente della difficile sfida che lo attende ma in occasione della conferenza ha voluto mandare un messaggio positivo: “Uno dei nostri obiettivi più importanti sarà quello di formare una commissione interna di giovani per far si che loro possano integrarsi e sentirsi
partecipi della nostra istituzione e dei nostri progetti. Siamo consapevoli che ci aspetta un compito estremamente complesso ma siamo positivi. Sappiamo che senza il ricambio generazionale le associazioni italiane spariranno. Non abbiamo scuse è il momento di agire”.

Matteo Forciniti