Riforma fiscale, reddito di cittadinanza e pensioni sono i tre pilastri della prossima manovra, ribaditi anche dal vicepremier Luigi Di Maio. Non bisogna dimenticare però che sulla legge di bilancio gravano le clausole Iva. Ecco una sintesi delle principali ipotesi.

STOP AD AUMENTO IVA VALE 12,5 MILIARDI

Il primo impegno del contratto di governo è la sterilizzazione degli aumenti che scattano il primo gennaio 2019 (dal 10 all’11,5% per l’aliquota più bassa, dal 22 al 24% per quella più alta).

PACCHETTO FISCO, DA AUTONOMI A CEDOLARE NEGOZI

Il forfait esiste già ed è al 15% per i professionisti con ricavi fino a 30mila euro e per le altre categorie con ricavi fino a 50mila euro.  L’obiettivo è estendere la platea ad autonomi, Snc, Sas e Srl che optano per il regime di trasparenza con ricavi fino a 65mila euro.  Dai 65mila ai 100mila euro si pagherebbe un 5 per cento di addizionale. Per startup e attività avviate da giovani under 35 resterebbe lo sconto al 5 per cento. Il costo è di circa 1,5-1,7 miliardi. Nel pacchetto, messo a punto dalla Lega, anche un taglio di 9 punti dell’Ires (l’aliquota al 24% scenderebbe al 15%) sugli utili reinvestiti in azienda per ricerca e sviluppo, macchinari e assunzioni stabili.  Ancora da stabilire se la misura faccia o meno scomparire gli attuali ammortamenti di Industria 4.0 e l’Ace. Confermata anche l’intenzione di estendere la tassa fissa sugli affitti al 21 per cento agli immobili commerciali. Se introdotta per i soli nuovi contratti potrebbe essere “a costo zero”, se comprenderà anche quelli in essere l’asticella sale a 900 milioni. Resterebbe un regime opzionale. Si pensa anche a stabilizzare il regime agevolato al 10 per cento per le abitazioni, per ora in vigore fino a fine 2019.

QUOTA 100 A 62 ANNI, PER 500MILA NEL 2019

L’obiettivo finale è “quota 100” senza limiti ma nel 2019 si dovrebbe partire con un’età di 62 anni (e 38 anni di contributi) che consentirebbe l’uscita nel 2019 a 500mila persone. I calcoli sono ancora in corso ma come ha spiegato in tv Matteo Salvini il costo si aggira sui 7-8 miliardi. Alberto Brambilla, esperto di previdenza caro alla Lega, propone come forma di finanziamento di ricorrere a fondi di solidarietà e fondi esubero.

REDDITO DI CITTADINANZA, CACCIA A RISORSE PER BANDIERA M5S

Il Movimento punta ad ottenere 10 miliardi per partire nel 2019. L’idea di base resta quella utilizzare le risorse già presenti in bilancio per il Rei, circa 2,6 miliardi. Il primo passo imprescindibile sarà comunque il potenziamento dei centri per l’impiego. A disposizione ci sono 750 milioni che si punterebbe a raddoppiare, utilizzando anche i fondi europei.  Il Movimento punta anche alla pensione di cittadinanza, portando le minime a 780 euro. Anche questa misura però comporta oneri pesanti, se si considera che, dai primi calcoli degli esperti, per alzare l’assegno sociale a 800mila pensionati servirebbero 4 miliardi, mentre per alzare quello di circa 1 milione di invalidi civili (assegno a 282 euro) ne servirebbero almeno altri 6.