In aereo, dall’Italia alla Spagna. In pullman dalla stazione ferroviaria di Atocha a Madrid.  Destinazione finale l’università Rey Juan Carlos.  Ma non per turismo, quello no. Semplicemente per sostenere un esame universitario.

Una frode italo-spagnola.  Erano in cinquecento, tutti italiani, a bordo di otto pullman, il 28 maggio 2016.  Scopo del viaggio aereo più pullman la prova d’esame all’università, finalizzata al conseguimento della “licenciatura en derecho”. Il titolo necessario per l’iscrizione all’albo degli avvocati di Spagna. Documento, titolo, il classico pezzo di carta, per esercitare la professione in tutta Europa. Quindi, anche in Italia.

Il titolo comprato. La via spagnola per saltare il tirocinio e il successivo complesso esame di abilitazione.  La strada dell’imbroglio battuta da migliaia di laureati in giurisprudenza di tutte le facoltà italiane negli ultimi dieci anni.  Il machiavello, come da prassi truffaldina, ha un costo. Undicimila euro sull’unghia. “Hanno pagato in tanti per superare la prova e ottenere il titolo per esercitare in patria”.

Indagati dal giudice istruttore del tribunale di Madrid, per i cinquecento imbroglioni l’ipotesi di reato è quella di “frode nella validazione di titolo di diritto”. Un gran brutto affare. L’indagine è scattata in seguito a un esposto presentato dall’osservatorio spagnolo contro la corruzione.  Raccolte anche le denunce di altri candidati al titolo di firmatari, firmatari di un esposto molto particolareggiato.

Il racconto mette in evidenza quanto sarebbe accaduto nella prova d’esame del 28 maggio 2016 in un un’aula dell’università Rey Juan Carlos di Madrid. Gli osservatori colpiti dall’alto numero di partecipanti alla prova di convalida della laurea in legge. Mai visto prima un numero così alto di persone in quell’aula dell’università madrilena. I cinquecento italiani erano arrivati tutti insieme su otto bus.

Gli avvocati, i cosiddetti “abogados”, il gruppone degli italiani che hanno pagato 11mila euro per ottenere quel titolo che travalica l’abilitazione in Italia e anche la nuova normativa che prevede: “la convalida del titolo conseguito all’estero non può che essere altro che una laurea o un master, nulla che consenta di potersi iscrivere a un albo professionale ed esercitare la professione”.

Un viaggio, quello per i cinquecento italiani, organizzato da una società che prometteva ai neo dottori in legge la “strada breve per procurarsi i crediti necessari da aggiungere al proprio curriculum per ottenere la licenza spagnola”. Tutto quanto dopo la laurea, ovvio.  Il progetto-promessa prevedeva l’acquisizione dei crediti dopo otto esami di un master in “abogacia” da frequentarsi obbligatoriamente prima della prova finale.  Più difficile da spiegarsi, il marchingegno, che da porre in atto. Istruiti come si deve, i cinquecento “abogados” italiani sapevano come e dove mettere le mani, istruiti alla perfezione dal creatore della frode.  Nel tempio universitario rappresentato dall’Università Rey Juan Carlos di Madrid, che in quanto a scandali giudiziari comunque non si fa mancare nulla. L’istituto di giurisprudenza, ricorderete, è finito al centro di inchieste per aver agevolato il conseguimento di “lauree facili” ad alcuni esponenti politici spagnoli. In tre sono stati costretti a dimettersi da incarichi governativi.

Il presidente conservatore del Consiglio di Madrid, Cristina Cifuentes, il ministro socialista della salute Carmen Monton, e il leader dell’opposizione di destra, Pablo Casado.  Finito di nuovo nell’occhio del ciclone, l’istituto ha offerto la propria collaborazione al giudice istruttore del tribunale di Madrid. La stretta italiana è un parto di un decreto del 2014. L’obiettivo era quello di limitare le licenze facili, alle quali i nostri connazionali sono ricorsi sempre in numeri esagerati. Un dato per dirlo: è italiano il novanta per cento degli avvocati che esercitano la professione con abilitazione ottenuta in Spagna e in Romania, i Paesi preferiti, i più gettonati. Come avviene pure per le lauree in medicina e odontoiatria. Come finirà come questa vicenda maleodorante che vede persone laureate in qualità di protagonisti? In realtà, è già finita. L’Ordine degli avvocati di Madrid ha comunicato ai giovani “abogados” italiani che il titolo non è più idoneo all’iscrizione all’Albo. Conclusione, i cinquecento saranno cancellati.