È stato presentato a Firenze nell’ambito del calendario de “L’Eredità delle donne OFF” concepito da Serena Dandini - un ambizioso  progetto transnazionale  dedicato all’eredità culturale delle donne. “Il patrimonio delle donne: eredità transculturali e memorie al femminile nell’emigrazione emiliano-romagnola”  è il nome del progetto che, sostenuto dalla Consulta per gli emiliano-romagnoli nel mondo, vede come capofila “Eutopia - Ri-generazioni territoriali” di Reggio Emilia, in partenariato con le associazioni di emiliano-romagnoli di Parigi, Genk (Belgio) e Berlino, le reti parigina “Italia in Rete” e berlinese Rete Donne, il Centro Documentazione Donne di Modena.

Obiettivo, co-costruire, dal basso, un patrimonio culturale delle donne e in particolare delle migranti. “Di cosa è fatto il patrimonio culturale di una donna visto che a scuola vengono insegnati principalmente “eroi” uomini? Cosa succede quando una donna cambia paese? Cosa aggiunge nel suo bagaglio culturale femminile? Sono domande di valore epocale che interrogano il nostro presente e orientano nel futuro”, spiegano gli organizzatori del progetto che assume tali domande “con la finalità di costruire un percorso di valore formativo tramite modalità di genere, dando ascolto e voce alle donne emiliano-romagnole protagoniste di percorsi migratori tra Francia, Germania, Belgio”.

Ma non si tratta solo di raccogliere storie di donne nell’universo culturale delle testimoni: Come? Apprendendo strumenti metodologici dedicati. Il primo strumento attivato è di carattere geostorico. In ogni località/città coinvolta nel progetto verrà predisposta una grande mappa stilizzata del territorio; le partecipanti saranno invitate a riconoscervi i propri luoghi significativi di relazione e senso, quindi ad apporvi un contrassegno (lasciando un post-it, se lo desiderano con un commento).  Questo primo esercizio di riconoscimento topologico (dei e nei luoghi) si muove nella prospettiva di declinare e restituire gli spazi pubblici in una prospettiva di genere. La carta così significata (e debitamente fotografata e narrata) acquisisce valore documentale primario e costituisce il primo esito patrimoniale del progetto.

Il secondo strumento metodologico è il laboratorio Polifemmes: impostato sulla falsariga del gioco del Monopoli (invenzione femminile!), in 10 caselle reali e virtuali (10 tablet) che verranno abitate e narrate dalle giocatrici (in un massimo di 10) tramite le loro “eredità culturali”: voci, suoni, documenti, oggetti... Ogni casella verrà interpretata a livello espressivo. La finalità è quella di co-costruire un patrimonio culturale collettivo di genere.
Sono quindi previste, tra novembre e dicembre, tre sessioni laboratoriali  con carta
geostorica e animazione Polifemmes assieme ad associazioni collegate alla Consulta regionale degli emiliano romagnoli nel mondo: Genk, Berlino e Parigi per finire a Reggio Emilia per la metà di dicembre.

La documentazione verbale raccolta, orale e in video, sarà sottoposta ad una analisi linguistica, culturale e di genere, di cui si occuperanno il Centro Documentazione Donna di Modena e il Laboratorio di Storia delle Migrazioni dell’UNIMORE. Un’ultima sessione con carattere restitutivo - artistico e scientifico, cui convergeranno i partner coinvolti nel corso del progetto, è prevista per il marzo 2019 a Bologna: cioè partire dalla cultura non solo per motivi di studio ma per tornare alla cultura attraverso un’istallazione artistica.