"Sono rinato. Ora non mi interessa nulla se sarò condannato o destituito dall'Arma: ho fatto il mio dovere; quello che volevo fare fin dall'inizio e che mi è stato impedito". Il giorno dopo il clamoroso colpo di scena nella tragica vicenda della morte di Stefano Cucchi, avvenuta nove anni fa, il "grande accusatore" e anche imputato per omicidio preterintenzionale Francesco Tedesco si dichiara sereno.

IL MURO DI OMERTA' INIZIA A CROLLARE
Il muro di omertà su quanto accaduto nella caserma Casilina è cominciato a crollare il 20 giugno scorso dopo che Tedesco ha presentato una denuncia contro ignoti. In tre interrogatori, tutti inizialmente secretati dalla Procura e avvenuti negli uffici di piazzale Clodio tra giugno e ottobre, il militare dell'Arma ha ricostruito quanto avvenuto quella notte di ottobre del 2009. Tedesco ha accusato Raffaele D'Alessandro e Alessio Di Bernardo, coimputati, di essere stati gli autori del pestaggio di Stefano. Autori di "un'azione combinata", calci anche quando Cucchi era già a terra. Entro gennaio sarà ascoltato in aula. "Confermerò tutto", ha fatto sapere tramite il suo avvocato Eugenio Pini.

ILARIA CUCCHI: "VOGLIO LE SCUSE"
Dal canto suo Ilaria Cucchi, invitata ufficialmente ieri dal ministro Matteo Salvini al Viminale, chiede prima le vengano presentate le scuse. "Il giorno in cui il ministro dell'Interno chiederà scusa - ha dichiarato oggi la sorella di Cucchi - a me, alla mia famiglia e a Stefano allora potrò pensare di andarci, prima di allora non credo proprio". A chiedere scusa, intanto, è il ministro per il Sud, Barbara Lezzi. "Io come membro del governo chiedo scusa per tutti questi anni di attesa. Quello che e' successo alla famiglia Cucchi è atroce, questa terribile vicenda getta un'ombra terribile sul nostro Paese. Ringrazio Ilaria e la sua caparbietà e determinazione".

ALTRI CARABINIERI INDAGATI
In ogni caso, dopo le dichiarazioni a verbale di Tedesco, la strada che conduce a nuovi sviluppi sulla morte del geometra deceduto nel 2009 sembra spianata. Le indagini punteranno a capire chi intralciò la verità, cercando di fare luce sulla catena di minacce, omissioni e atti falsificati, almeno stando al racconto di Tedesco e di altri militari.

DUE I FASCICOLI D'INCHIESTA
Il nuovo filone di inchiesta sarebbe composto da due fascicoli: uno per falso ideologico e l'altro per soppressione di documento pubblico. Così finiscono indagati i carabinieri che ebbero a che fare con le notazioni sullo stato di salute di Cucchi e col suo fotosegnalamento. Tra loro Francesco Di Sano, in servizio alla stazione di Tor Sapienza che ebbe in custodia Cucchi, e il luogotenente Massimiliano Colombo, comandante della stessa caserma dove Cucchi arrivò dopo essere stato picchiato durante il fotosegnalamento.

IL CASO DEL MARESCIALLO MANDOLINI
Colombo sarà interrogato la prossima settimana ed è già stato sottoposto a perquisizione: l'atto istruttorio puntava ad individuare eventuali comunicazioni sulla vicenda tra lui e i suoi superiori dell'epoca. La posizione dei due indagati si è aggravata dopo le dichiarazioni di Tedesco, che nel verbale punta il dito su una serie di omissioni e atti falsificati sui quali la Procura ha attivato verifiche. Sotto la lente degli inquirenti ci sono infatti gli interlocutori del comandante della stazione Appia, il maresciallo Roberto Mandolini, imputato per falso e calunnia. In particolare l'interlocutore di una telefonata che avvenne alla presenza di Tedesco nella quale il maresciallo Mandolini chiede di modificare le annotazioni redatte dai militari in servizio presso la stazione di Tor Sapienza nella notte del 16 ottobre 2009, quando fu fermato Cucchi.

ATTI "MODIFICATI", L'AMMISSIONE DI DE SANO
Atti che in effetti furono cambiati togliendo dettagli sulle condizioni di salute di Stefano. Ad ammettere che fossero state modificate era stato lo stesso Di Sano in aula, precisando che si era trattato di "un ordine gerarchico". Su una delle annotazioni modificate è apposta la firma del piantone Gianluca Colicchio, che subentrò nella custodia di Cucchi a Di Sano, anche lui autore di un'ulteriore annotazione alterata. Entrambi sono coinvolti nell'inchiesta. L'ipotesi è che quelle modifiche fossero state richieste per coprire il presunto pestaggio e creare una "nuova versione" sulle condizioni di Cucchi dopo l'arresto.

IL FOTOSEGNALAMENTO FU RITOCCATO?
La lente dei magistrati è anche sugli atti del fotosegnalamento che risultano modificati: dal registro fu cancellato con il bianchetto il nome di Cucchi. Le indagini ora puntano anche a capire se e fino a quale livello viene coinvolta la scala gerarchica in questa vicenda di falsi documenti e omissioni. In questo senso gli accertamenti proseguono anche per capire chi partecipò ad una riunione sul caso Cucchi, dopo la morte del giovane, convocata "da un Alto ufficiale dell'Arma", secondo il racconto di Tedesco. "Diversi militari furono chiamati a rapporto -dice Tedesco nel verbale- nell'ambito di un'indagine interna, io non fui convocato".