100 è un numero ormai preoccupante per l’economia italiana. Quota 100 con 38 anni di contributi, voluta fortemente dal governo gialloverde, consentirebbe di andare in pensione a 62 anni. Il presidente dell’INPS, Boeri, boccia questa soluzione drasticamente. “La misura – ha dichiarato alla Camera – insieme con lo stop all’adeguamento della speranza di vita per le pensioni anticipate, peserà sul debito pensionistico, e quindi sulle spalle delle generazioni future, almeno per cento miliardi di euro”. Sono costi che “nemmeno le ottimistiche del governo – che mette in conto un nuovo assunto per ogni pensionato – eviteranno di abbattersi sui costi del sistema come una clava”.

Salvini ha reagito a testa bassa, com’è sua abitudine. Ha evitato di contestare i 100 miliardi di costi per quota 100, perché sono assolutamente veri. Ha preferito aggredire Boeri in modo rozzo e minaccioso: “Invito il dottor Boeri, che anche oggi difende la sua amata legge Fornero, a dimettersi dalla presidenza dell’INPS e a presentarsi alle prossime elezioni chiedendo il voto per mandare la gente in pensione a 80 anni”. Il focoso leader della Lega sostiene che chi vince le elezioni può fare tutto quello che vuole. Anche ignorare la matematica e intimidire un alto funzionario di un ente pubblico.

Di Maio si è accodato contestando la Banca d’Italia con queste parole: “Se la Banca d’Italia vuole un governo che non tocca la Fornero, la prossima volta si presenti alle elezioni”. La prima reazione a questa strampalata e assai pericolosa teoria gialloverde è venuta da Sabino Cassese che ha scritto: ”E’ una versione romanzata della democrazia, che, invece, ha al suo interno poteri e contropoteri”. Serve a uno scopo fondamentale: “Impedire la tirannide delle maggioranze”. Quella che i “Due gemelli dello spread” vorrebbero instaurare in Italia.

Non ha fatto nomi il Capo dello Stato ma ha impartito, con inusitata e assai apprezzabile durezza, una lezione di diritto costituzionale alla coppia gialloverde. “Nella nostra Costituzione – ha spiegato Mattarella – c’è un sistema di pesi e contrappesi. Perché? Perché la storia insegna che l’esercizio del potere può provocare il rischio di far inebriare, di perderne il senso del servizio e di fare invece acquisire il senso del dominio nell’esercizio del potere”. Parole sante. I due sembrano palesemente “inebriati”. Secondo me sarebbe
necessario sottoporli alla “prova del palloncino”. Confermerebbe che l’inebriamento è assai superiore ai limiti previsti dalla legge e dal buon senso.

Carlo Luna