Basta con quest’attacco alla stampa, diventato davvero insopportabile. Una colpa, quella dei media italiani, che sta nel raccontare la realtà dei fatti che purtroppo non sembra andare dalla parte giusta come vorrebbe fare credere il MoVimento 5 Stelle. Ovvio è che i giornali riportino sulle proprie pagine dichiarazioni a volte allarmistiche, ma dette comunque da personalità illustri dell’economia europea e italiana. Mica campate in aria
come vorrebbero far credere Beppe Grillo, Luigi Di Maio, Vito Crimi e compagnia varia del MoVimento 5 Stelle che hanno deciso di mettere a tacere l’editoria con l’annullamento dei contributi pubblici.

Senza se e senza ma, senza contradditorio. Forse senza neanche sapere andrebbero a colpire cooperative e fondazioni no profit, che hanno scritture e i bilanci pubblici, "esaminati e controllati" anche dai tribunali, che assumono giornalisti, grafici, segretarie e arte varia a tempo indeterminato (a differenza di altre realtà non editoriali che hanno accesso agli stessi contributi pubblici, ma senza per esempio passare dai controlli). Perché è bene ricordare che non solo i giornali godono di aiuti statali. Per fortuna il capo dello Stato Sergio Mattarella, da garante della Repubblica, ha alzato la voce affermando che il pluralismo è un fondamento imprescindibile della democrazia e dunque l’editoria va sostenuta e non maltrattata come vorrebbe parte della galassia pentastellata. E dopo le parole di Mattarella, in tanti sono scesi in campo contro quella che sarebbe una decisione alquanto scellerata.

La stessa Lega, che governa insieme al M5S, ha già fatto sapere di essere in disaccordo sull’annullamento dei contributi all’editoria. “Sul taglio ai fondi all’editoria è bene fare una puntualizzazione. La Lega non intende procedere verso un taglio complessivo ma lavorare per una revisione delle regole”. È quanto precisa il presidente della commissione Trasporti della Camera, il leghista Alessandro Morelli, riguardo al decreto-legge approvato nella serata di lunedì 15 che, tra le misure adottate, introduce anche lo stop al finanziamento pubblico per l’editoria. “L’idea”, ha spiegato il deputato leghista, “è quella di una rivisitazione dei soggetti a cui destinare risorse che prevede un taglio graduale per i grandi gruppi editoriali ma non per le testate giornalistiche locali che, anzi, oltre a vedersi confermato il contributo, dovranno essere maggiormente sostenute”.

È notizia di ieri per esempio che anche il Consiglio regionale del Molise ha votato, all'unanimità, un ordine del giorno che impegna il presidente della Regione, Donato Toma (centrodestra), a farsi portavoce presso la Conferenza delle Regioni sulla problematica che riguarda la riduzione e poi l'azzeramento dei contributi e non finanziamenti dello Stato a favore dell'editoria. "Rai Italia e la stampa italiana all'estero – ha evidenziato inoltre Sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo - vanno protette e rafforzate, perché oltre a informare i nostri connazionali diffondono la lingua italiana nel mondo. Io lavorerò per questo".

D’accordo anche Nicola Carè, eletto nelle fila del Partito Democratico nella Circoscrizione estero (Africa, Asia, Oceania, Antartide): "Il sostegno pubblico è indispensabile per la stampa e l’editoria della lingua italiana all'estero. Come ex Ceo e Segretario Generale della Camera di Commercio e Industria Italiana di Sidney, confermo che l'intenzione governativa di abolire il sostegno pubblico all’editoria della lingua Italiana all'estero è da condannare nella maniera più assoluta – ha detto Carè -. Gli italiani residenti all'estero sono oltre cinque milioni, di cui tre milioni nella sola Europa. I quotidiani e i periodici editi e diffusi all'estero ricevono solo il 3,27% del totale erogato secondo la Legge vigente; vengono pertanto concessi oltre confine circa 1.700.000 euro, ovvero 30 centesimi di euro all'anno per ogni connazionale iscritto all’Aire".

Sulla stessa linea d’onda il senatore del Pd eletto all'estero Francesco Giacobbe: "Un attacco così frontale non si era mai visto nei confronti degli Italiani all'estero. Un attacco all'informazione che è veicolo di democrazia. Credo che a tutto ci sia un limite e credo che andare a toccare quei fondi che sono finanziamenti minimi per la sopravvivenza dell'informazione degli italiani all'estero sia una scelta ingiusta e sbagliata"

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