Periodo difficilissimo per il MoVimento 5 Stelle e il suo massimo rappresentante, Luigi Di Maio. La promessa fatta in campagna elettorale di stoppare i lavori del gasdotto Tap in Puglia e la retromarcia dei giorni scorsi annunciata dal premier Conte che ha dato praticamente l’ok all’opera, hanno fatto a dir poco infuriare i militanti, soprattutto in terra salentina.
E ieri a San Foca, la marina di Melendugno dove approderà il gasdotto Tap, si sono ritrovati in segno di protesta centinaia di persone contrarie alla realizzazione dell'opera che porterà in Europa il gas dall’Azerbaigian.
Una vera e propria mobilitazione quella degli attivisti che si battono contro il gasdotto che ha portato a bandiere del MoVimento bruciate in piazza, certificati elettorali stracciati, slogan al vetriolo, rifiuto dei politici che qui hanno raccolto valanghe di voti facendo campagna contro il gasdotto, a cominciare dalla pugliese Barbara Lezzi, ministra per il Sud: "Vattene dal Salento",
l’invito più carino a lei rivolto.
"A seguito delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Conte, il Movimento No Tap comunica il proprio sdegno, non solo per la decisione in sé per sé di autorizzare politicamente il gasdotto Tap, ma soprattutto per le argomentazioni insostenibili che vengono portate per giustificare tale decisione. Il mantra delle penali e dei costi di rinuncia rappresenta la vergognosa conferma di come Tap sia stata pensata, sostenuta e giustificata grazie alla menzogna spudorata", si è letto sulla pagina Facebook degli attivisti pugliesi che ha parlato di "uno sprofondamento generale delle istituzioni, della società e del Paese nell'autoritarismo e nella sospensione dello Stato di diritto". "Non è tollerabile che in una democrazia il presidente del Consiglio dichiari pubblicamente il falso sui costi di rinuncia all'opera, quando tutti i ministeri hanno dichiarato ufficialmente - a seguito della richiesta di accesso agli atti avanzata da cittadini e associazioni - che non esistono documenti relativi a un calcolo costi benefici. Di questo dovrebbero prendere atto tutti i parlamentari e i ministri che si erano dichiarati contrari all'opera fraudolenta di Tap, su cui indaga la magistratura per evidenti forzature e violazioni delle norme vigenti", ha proseguito il Movimento No Tap che ha chiesto a tutti i parlamentari dei 5 Stelle, "soprattutto quelli che hanno presentato esposti alla magistratura
e che hanno rastrello voti in nome della causa no tap", di presentare una mozione di sfiducia, "aprendo di fatto una sacrosanta crisi di governo".
"Se queste persone vogliono far vedere di avere peso nel governo, dovrebbero prendere sul serio l'ipotesi di dimettersi tutti, non solo la ministra Lezzi". "Salvini chiude i porti perché ha fatto delle promesse elettorali, la parte gialla di questo governo ha invece avuto paura di
dire no al Tap". "Si è rotto il rapporto di fiducia che esiste tra cittadini elettori ed eletti". Ecco alcune delle frasi più ricorrenti dette ieri dai manifestanti, che si sentono traditi da coloro che avevano assicurato lo stop dei lavori. "Se c’è ancora uno straccio di volontà e dignità occorre
alzare le barricate e fermare il gasdotto: possono ancora farlo", l’altro appello degli attivisti.
Intanto questa settimana, con ogni probabilità, riprenderanno i lavori e chi si oppone all'opera si dice pronto a intervenire pur di impedirli.