Nella bozza di disegno di legge di bilancio ci sará anche la concessione di terreni gratis alle famiglie in attesa del terzo figlio. Il governo vorrebbe cogliere due obiettivi in un colpo solo: incentivare la natalità e favorire lo sviluppo di aree depresse dal punto di vista socioeconomico. La metà dei terreni abbandonati o incolti del Mezzogiorno e le terre demaniali a vocazione agricola verrebbero dati gratuitamente per almeno 20 anni alle famiglie disposte ad avere un terzo figlio, le quali potranno anche beneficiare di un mutuo fino a 200mila euro senza interessi per l’acquisto della prima casa in prossimità
del terreno assegnato. Il costo dell’iniziativa, per le casse pubbliche, è stimato in 20 milioni di euro.

Si potrebbero sottolineare molti profili di criticità. In primo luogo, si potrebbe notare il bizzarro accostamento dei terreni demaniali ai terreni privati del solo Mezzogiorno: se i primi sono di facile individuazione, i secondi intrecciano diritti di proprietà e valutazioni
sullo stato di abbandono che, laddove mai l’iniziativa andasse in porto, genererebbero il solito caos presso i tribunali. Altri profili critici riguardano la durata (necessaria trattandosi di concessione), così come l’esclusione discriminatoria delle famiglie che già hanno tre fili, non comprese tra i beneficiari.

D’altro canto, l’assegnazione dei terreni di proprietà dello Stato ad altri rappresenta sicuramente un vantaggio: quei terreni, se non messi a reddito, producono costi e non guadagni per il contribuente. E tuttavia questa proposta ha in sé molte insanabili contraddizioni. Da un lato, essa riecheggia vecchie soluzioni di assegnazione e riconversione della terra, come avvenuto ad esempio con la bonifica fascista dell’Agro Pontino. Terra e famiglia tornano ad essere al centro di una retorica che oggi chiamiamo sovranista, ma che non è molto originale rispetto alle edizioni del passato. D’altro lato, però, il sovranismo che oggi serpeggia nell’opinione pubblica, aizzato dal governo, è anche il sovranismo della cittadinanza, il quale pretende che solo i cittadini italiani siano destinatari e beneficiari delle politiche pubbliche.

Per paradosso, l’iniziativa di assegnazione gratuita delle terre andrà in primis a vantaggio di quelle famiglie di immigrati che si cerca sempre più di estromettere dai benefici dello Stato sociale, oltre che dai diritti di cittadinanza. Da questo punto di vista, più coerenti a un’idea non meramente assistenzialistica sono state precedenti proposte e iniziative volte a incentivare la giovane imprenditoria agricola, senza arrivare a regalare appezzamenti per il solo fatto di fare figli. Coltivare la terra, oggi più che mai, non è un’arte che si improvvisa. Essa è una attività imprenditoriale complessa non meno di altre. Non basta un pezzo incolto per diventare agricoltori, né per avere il desiderio di allargare la famiglia. Il primo è un mestiere che si impara con sempre maggiore professionalità, il secondo è un progetto di vita che richiede incentivi morali e psicologici ben superiori a ricevere un fazzoletto di terra. Il crollo della natalità, l’invecchiamento della popolazione e l’abbandono delle aree rurali sono problemi molto gravi, dal punto di vista sociale, economico e ambientale. È improbabile che chiamare gli italiani a fare fili per donarli all’agricoltura serva a risolvere questi gravi problemi. Per ora, più che altro fa ridere.