Sono arrivati al confine tra Stati Uniti e Messico in 400: prima un'ottantina appartenenti alla comunità Lgbtq, in fuga da discriminazioni e violenze, poi il resto. È la testa della carovana di migranti partita dall'Honduras e da settimane in marcia verso il sogno americano.

Un'avanguardia di disperati che ha fatto oltre 4.300 chilometri fino a Tijuana, al confine con la California, non distante da San Diego. Sono riusciti a staccare il grosso del gruppo, ancora a migliaia di chilometri di distanza, perché hanno potuto raggiungere la frontiera sud degli Usa usando nell'ultimo tratto treni o autobus.

Come nel caso delle decine di gay, lesbiche e transgender che hanno beneficiato del supporto anche finanziario di diverse associazioni Lgbtq americane e messicane. "Eravamo discriminati anche all’interno della stessa carovana", raccontano alcuni di loro pronti a chiedere asilo negli Usa. Non sanno quanto tempo ci vorrà, ma una cosa hanno ben chiara: nessuno tenterà di entrare illegalmente, per non rischiare di incappare nel decreto con cui Donald Trump ha vietato il diritto di fare domanda di ingresso negli Usa a chi tenta di superare il confine clandestinamente.

Alla frontiera sudovest nelle ultime ore sono comunque state rafforzate le difese con reticolati, filo spinato e nuove barriere. Le immagini mostrano alcuni dei migranti che sfidano i militari salendo su alcune di queste. La situazione però appare al momento calma e priva di tensioni. Sono oltre 7.000 i soldati schierati dal Pentagono tra California, Arizona e Texas a sostegno degli agenti federali che vigilano sulle frontiere. E al confine col Messico sono arrivati anche il segretario alla Difesa James Mattis e il ministro per la Sicurezza interna Kristjen Nielsen, per visitare le truppe in attesa di quella che, nelle parole usate di recente da Trump, dovrebbe essere "un’invasione".

Una "emergenza nazionale" per affrontare la quale il presidente americano, durante la campagna elettorale per le midterm, ha detto di essere pronto a inviare fino a 15mila soldati, più che in Afghanistan. Un’operazione che potrebbe arrivare a costare fino a 220 milioni di dollari. In tutto i migranti partiti da vari Paesi del Centro America, riunitisi in carovana e in marcia verso gli Usa sono circa 5mila.

Ma la stragrande maggioranza è ancora lontanissima dal raggiungere l’obiettivo, a migliaia di chilometri dal confine Usa. Circa 1.200 persone provenienti dall’Honduras sono ferme a Città del Messico, dove sono state ospitate a spese del governo messicano in uno stadio. Una seconda carovana di 2.000 migranti partita da El Salvador è diretta verso Puebla, nel sud del Messico.

Ci sono poi altri 1.800 salvadoregni sparpagliati tra gli stati messicani di Oxaca, Veracruz, Jalisco e Sinaloa, questi ultimi raggruppati nella città di Culiacan e i più vicini alla frontiera statunitense, che dista circa 1.600 chilometri. Intanto c’è chi fa notare come passate le elezioni di metà mandato Trump non abbia più parlato o twittato sulla carovana di migranti, una questione che ha messo al centro della sua campagna elettorale. Forse anche per questo gli ultimi dati mostrano come la popolazione ispanica sia stata determinante per il successo dei democratici.