Berlusconi, la lunga attesa. L'appuntamento è per le 11 di martedì prossimo, a Strasburgo, quando si consumerà l'ultimo atto di una storia tormentata, iniziata 5 anni fa, con la decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore. Domani, infatti, la Corte europea dei diritti dell'uomo si riunirà in Camera di consiglio per emettere la sentenza definitiva sul ricorso presentato dall'ex premier contro la legge Severino che lo aveva defenestrato dall'aula di palazzo Madama, il 27 novembre del 2013, dopo la condanna a 3 anni (scontati ai servizi sociali) in Cassazione per frode fiscale nel processo Mediaset. Sarà la grande rivincita per il fondatore di Forza Italia oppure il Cav dovrà subire un altro colpo alla sua immagine?. Allo stato, non è possibile fare previsioni sull'esito del verdetto. Girano solo rumors. In casa Fi ufficialmente nessuno osa pronunciarsi. Gli avvocati di Berlusconi, secondo talune voci, sono fiduciosi, ma come sempre capita in questi casi, invitano alla cautela. Ad Arcore non sembra trapelare nessuna preoccupazione, visto che i legali di Fi, spiegano fonti azzurre, hanno ritirato il ricorso dopo aver ottenuto in Italia (l'11 maggio scorso) la riabilitazione da parte del Tribunale di sorveglianza di Milano (la pena si era definitivamente estinta l'8 marzo), che consente al leader di Forza Italia di recuperare la piena agibilità politica e di ricandidarsi in qualsiasi momento. C'è chi, però, considera il ritiro del provvedimento controproducente, una sorta di resa, anzi, la prova che Berlusconi tema un serio danno di immagine qualora Strasburgo dovesse dargli torto. A voler dar retta ai soliti beninformati di turno, la "Grande Chambre" potrebbe anche limitarsi ad una "presa d'atto", ovvero accettare il ritiro (depositato l'estate scorsa dagli avvocati berlusconiani in pieno periodo feriale, a fine luglio), senza procedere a un vero e proprio pronunciamento. Unico precedente: quello di Minzolini, "salvato" dal Senato ma poi dimessosi lo stesso dall'incarico. Alcuni indizi, riferiscono fonti parlamentari, andrebbero in questa direzione: primo fra tutti, il fatto che nel comunicato stampa sulla convocazione della Cedu per il 27 novembre non si parla di sentenza ma di pronuncia.