Dopo due anni da Brexit e circa seicento pagine di accordi e procedure, la Gran Bretagna esce dall’Unione europea, come desiderava Margaret Thatcher che, fin dall’inizio, avrebbe voluto che il suo Paese non entrasse del tutto.

L’ultimo problema è stato Gibilterra e verrà definito direttamente da Spagna e Gran Bretagna, tra loro. La Gran Bretagna è rimasta nell’Unione europea, ex Comunità europea ex Ceca, quarantacinque anni e sono stati oggi archiviati circa dodicimila provvedimenti di legge e un migliaio di trattati. Quando le cose non funzionano si cambiano, se lo si ritiene difficile al limite dell’impossibile, si abbandonano, al loro destino. Entro un mese il procedimento Brexit si dovrà completare con l’approvazione del Parlamento britannico poi del Parlamento europeo e poi dei ministri degli Esteri dell’Unione.

C’è in Parlamento a Londra chi intende sfiduciare Theresa May in modo da fermare il procedimento (seguirebbe un probabile governo di Jeremy Corbyn) e chi, come il partito irlandese, non vuole uscire sebbene sostenga il governo May. Il 29 marzo 2019 la Brexit sarà definitiva cominciando a decorrere la sua esecutività. La Gran Bretagna avrà periodi di transizione e di necessari assestamenti e riordini.

Dovrà ricomporre i propri rapporti commerciali e ridefinire regolamenti, discipline e diritti, all’interno come all’esterno, avendo termini di transizione e di definizione altri complessivi tre anni. Il periodo si annuncia complesso e pieno di incognite, già oggi l’incertezza ha determinato la perdita di valore della sterlina ed è in corso un processo di spostamento progressivo di talune attività e società verso il continente europeo.

La Gran Bretagna ha visto e passato nella storia periodi in cui ha giocato il tutto per tutto, sempre riprendendosi e riorganizzandosi in maniera forte e proficua. Se oggi riuscirà a circoscrivere la non integrabile forte componente islamica al suo interno, giocherà e competerà presto e sola, in maniera cioè autonoma e diretta con i grandi Paesi del mondo. La Gran Bretagna si riorganizzerà ergendosi a punto di riferimento internazionale e stabilendo un raccordo e un rapporto diretto con i grandi del globo.

Brexit è stata ed è una scelta e una decisione coraggiosa che la Gran Bretagna pagherà oggi, ma che le renderà nel tempo tutto quello che oggi sta pagando e paga per costruirsi nuova. È la cultura e l’animo protestante da cui essa ha sempre tratto la propria forza e tale coraggio e capacità indipendente, fiera ed autonoma. Caratteristiche storicamente completamente assenti e sconosciute in Italia, dove non si può fare altro che, non solo rimanere, ma puntellare, appoggiati dai grandi del mondo che ci aiutano, cioè gli Stati Uniti di Donald Trump e la Russia di Vladimir Putin, per cambiare, rimodulare questa Europa franco tedesca sbagliata in cui ci si trova (e che non abbiamo saputo intravedere e soprattutto prevenire prima di finirci dentro, compromessi).

La competizione economica e politica nel mondo si fa tra i grandi players del mondo, e la Gran Bretagna lo è e continuerà ad esserlo. L’Italia giochi per sé oggi alla creazione della nuova Europa, superando l’attuale Europa sbagliata dell’asse franco-tedesco che distrugge se stesso e noi.