Manovra, si parte. Ha preso il via ieri (si è lavorato anche in notturna) la lunga maratona in commissione Bilancio della Camera che dovrà portare al voto per assegnare il mandato al relatore entro domani, alle 14, e avere così la legge in Aula, mercoledì a mezzogiorno. Il governo ha presentato 54 emendamenti. Tra questi non figura, al momento, il taglio delle pensioni d'oro né vi è traccia degli annunciati provvedimenti di sostegno alla famiglia. In compenso, sono arrivati un pacchetto di misure sulla sanità e fondi per 4mila assunzioni nei centri per l'impiego, primo tassello per la realizzazione del reddito di cittadinanza tanto caro a Luigi Di Maio. Tra le novità anche l'aumento della deducibilità Imu per i capannoni (così come promesso da Matteo Salvini), che raddoppia al 40%, e provvedimenti per la sanità. E poi ancora, paletti per i furbetti della flat tax, più fondi per ridurre le liste d'attesa della sanità e la proroga della concessione per il superenalotto. Sono tante, dunque, le novità in arrivo - fino anche alla nascita del catasto della frutta - nella pioggia di "correttivi" di governo e relatore alla Manovra depositati in commissione alla Camera, ma non c'è traccia delle modifiche attese sulle misure di bandiera di Lega e M5S. Correttivi su cui si sta giocando la partita con Bruxelles e che sono al centro di un ennesimo braccio di ferro fra i due partiti azionisti del governo giallo-verde. L'obiettivo dell'esecutivo, ribadito più volte dal premier Giuseppe Conte, è quello di evitare la procedura di infrazione sulla Manovra. Un negoziato che si gioca proprio sulle correzioni che si intende apportare alla legge ma di cui al momento non c'è traccia. Sembra ormai evidente che i nodi verranno affrontati in seconda lettura al Senato, e ad avvalorare questa strada è stato il presidente della commissione Bilancio di Montecitorio Claudio Borghi che, dopo i continui slittamenti dell'esame, ha chiarito che alla Camera non ci sono più i tempi per intervenire. Il calendario, va detto, è fittissimo. E quest'anno, a differenza di quanto accaduto in passato quando, nella prima settimana di dicembre, le ex Finanziarie erano già state approvate da un ramo del Parlamento e si accingevano ad iniziare l'iter nell'altro ramo, il rischio di uno slittamento del via libera finale a dopo Natale è a dir poco concreto. Tutto, ovviamente, dipenderà dall'accordo nell'esecutivo sui due pilastri, reddito e pensioni, che dovranno essere riscritti e rimodulati per consentire qualche risparmio aggiuntivo da utilizzare molto probabilmente per ridurre la fatidica soglia del 2,4% di deficit considerata intoccabile fino a solo qualche giorno fa. Per fare un ennesimo punto su quest'argomento ci sarà quasi certamente, nelle prossime ore, un nuovo vertice di governo. Ma Carroccio e 5S sono divisi in particolare sulla riduzione del deficit e sull'ipotesi di tagliarlo fino al 2% per accontentare le richieste della Ue.