Sono arrivate a quota 2.734 con oltre 300 aggiunte da poco: parliamo delle piante monumentali del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo. L'elenco, diviso per Regioni, si compone di alberi che si contraddistinguono per l'elevato valore biologico ed ecologico (età, dimensioni, morfologia, rarità della specie, habitat per alcune specie animali), per l'importanza storica, culturale e religiosa che rivestono in determinati contesti territoriali. Sul sito istituzionale del Ministero è nata una sezione dedicata agli alberi monumentali, dove sono indicate caratteristiche e geolocalizzazione dei "monumenti" verdi: si va dalla sequoia gigante di Champdepraz in Val d’Aosta alla tipuana di Paternò passando per il leccio di Vinci e il pino bruzio di Salerno.

Una selezione è ora contenuta in un volume curato dal Ministero che raccoglie le piante più belle d’Italia, uno strumento per diffondere la conoscenza di un patrimonio naturale e culturale collettivo di inestimabile valore e difendere un valore identitario per molte comunità. L'elenco degli alberi monumentali, appartenenti a specie autoctone e alloctone, è
costituito da individui singoli, filari, gruppi e alberature, radicati in contesti agro-silvo-pastorali o urbani. L'approccio valutativo che ha portato all'attribuzione del carattere di monumentalità e quindi all'iscrizione in elenco è stato attento non solo al contesto ambientale, ma anche a quello storico e paesaggistico in cui l'albero o il sistema omogeneo di alberi insiste.

L'elenco è frutto di una intensa attività di catalogazione realizzata, in modo coordinato e sinergico, dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, dalle Regioni e Province autonome e dai Comuni, che la legge indica come diretti operatori del censimento. Ai soggetti istituzionali si sono aggiunti, per il supporto scientifico, il Centro di ricerca per
l'agrobiologia e la pedologia del CREA, e per le preziose attività di segnalazione Enti parco, istituti scolastici, professionisti agronomi e forestali, associazioni ambientaliste e cittadini.

C’era un tempo in cui gli scrittori e i poeti erano specialisti in botanica. Italo Calvino è cresciuto all’interno della stazione sperimentale di floricoltura di Sanremo; Camillo Sbarbaro raccogliendo licheni; Nico Orengo passeggiando nei giardini Hanbury; Eugenio Montale nei sentieri del Mesco tra limoni, agavi e ossi di seppia; Giosuè Carducci esaltava i cipressi di Bolgheri; Giovanni Pascoli i campi della Garfagnana; Beppe Fenoglio le dolci colline delle Langhe; Elio Vittorini, la sua arida Sicilia. Più che di botanica, gli scrittori di oggi sono diventati specialisti di crisi esistenziali e politiche, visto come cambiano i tempi. Possiamo quindi consolarci con la storia, anche quella del paesaggio. E allora va salutata con una certa enfasi la notizia della catalogazione e della pubblicazione su questi veri e propri monumenti naturali del paesaggio italiano.

Ben quattro alberi monumentali della Liguria sono stati inseriti, su proposta dell’assessore regionale all’Agricoltura e allo Sviluppo dell’entroterra Stefano Mai, nel volume pubblicato
dal Ministero politiche agricole forestali e del turismo sugli Alberi Monumentali presenti in
Italia. Si tratta di un Pino del Queensland per la provincia di Genova, un Ippocastano per quella di Savona, un Leccio per quella della Spezia e un Glicine per quella di Imperia. Quelle liguri sono 104: 22 nella provincia di Genova, 38 in quella di Savona, 24 in quella di Imperia, e 20 in quella di La Spezia. I comuni coinvolti da questi alberi sono 54, le piante singole sono 96, 8 i gruppi di alberi, 50 le specie di cui 19 esotiche.

Il Pino del Queensland, nome scientifico Araucaria Bidwilli Hook, dal nome del suo scopritore britannico, originaria dell’Australia, con i suoi 75 anni, 28 metri di altezza e diametro del fusto di 608 centimetri, svetta all’interno dei Parchi di Nervi, vicino a Villa Groppallo. Il Glicine, nome scientifio Wisteria Sinensis (Sims) Sweet, originario della Cina, "abita" a Bordighera, sul porticato esterno dell’edificio che ospita l’Istituto Internazionale di Studi Liguri, C. Bicknell. La pianta rampicante di oltre 100 anni di età, alto 7,5 metri e con un diametro del fusto di 160 centimetri, con la sua fioritura spettacolare ricopre di colore la facciata del museo Bicknell che, peraltro, come botanico, scrisse due importanti volumi sulla flora ligure di fine ottocento prima dell'invasione del cemento.

Il Leccio, nome scientifio Quercus ilex L., sulla curva della Gira, lungo i tornanti dell’Aurelia che dalla Spezia portano alla Val di Vara, ha circa 300 anni, alto 16 metri e con un diametro del fusto di 400 centimetri e la sua ombrosa chioma, sotto la quale c’è un ristorante, si estende per circa 25 metri. L’ippocastano, nome scientifico Aesculus hippocastanum L., detto anche castagno d’India, si trova lungo la strada nei pressi della piccola frazione Resi, di Bormida, nell’entroterra savonese.

Marco Ferrari