"Si parla di oltre 400 morti e più di 1000 feriti, la maggior parte a Sumatra. Il governo ha annunciato che le cifre aumenteranno. Inoltre c'è il pericolo di nuove onde, perché l'eruzione del vulcano Krakatoa ancora continua": a parlare al Sir è Matteo Amigoni, operatore di Caritas italiana che ha vissuto con la famiglia in Indonesia e nelle Filippine, in costante contatto con il team di Karina/Caritas Indonesia. A fine novembre Amigoni è andato a Sulawesi e Lombok, dove è già iniziata da tempo la ricostruzione delle case dopo i due terremoti. Chi si occupa di emergenze umanitarie non può fermarsi nemmeno a Natale, tanto più in un Paese come l'Indonesia, periodicamente flagellato da terremoti, alluvioni, tsunami, eruzioni vulcaniche. Il 2018 è stato peggiore degli anni passati: ad agosto il terremoto a Lombok, poi a settembre a Sulawesi, che ha provocato anche uno tsunami a Palu, causando più di duemila vittime. Quest'ultimo tsunami è arrivato totalmente inaspettato la notte del 22 dicembre, a causa del vulcano Anak Krakatoa, situato nello stretto di mare tra l'isola di Giava - dove c'è la capitale Jakarta - e l'isola di Sumatra. Le province più colpite sono Lampung e Banten.