Il disprezzo del Parlamento e il tentativo di togliere a Senato e Camera ogni potere e funzione non sono stati inventati da Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Sono stati preceduti da personaggi storicamente assai più importanti: Benito Mussolini e Adolf Hitler. La differenza è che i due dittatori erano purtroppo capaci di stare all’altezza del loro tragico disegno, mentre gli attuali epigoni del nostro Paese sono mediocri, incompetenti e pasticcioni. Il che spaventa da un lato ma conforta dall’altro.

Movimento 5 Stelle e Lega hanno ricevuto un forte consenso elettorale facendo promesse mirabolanti, ben sapendo che le condizioni della nostra economia e l’appartenenza all’Unione Europea ne avrebbero impedita la realizzazione. Hanno mostrato i muscoli all’UE dichiarando che dalla fatidica percentuale del 2,4 per cento del deficit/pil non si sarebbero mai discostati. Illusione!

Hanno finito ingloriosamente, accettando di farsi riscrivere la manovra economica da Bruxelles. Non hanno tuttavia mai rinunciato all’obiettivo fondamentale di modificare l’assetto dello Stato sostituendo la democrazia parlamentare con quella “diretta”, che di democratico non ha nulla. Questo proposito sciagurato è scritto a chiare lettere nel contratto di Governo e viene periodicamente riproposto da Beppe Grillo, che vorrebbe un referendum al mese, e dal manovratore occulto Davide Casaleggio.

La discussione in Senato ha tuttavia messo in luce una maggiore consapevolezza delle forze politiche di opposizione del rischio che corre la democrazia italiana. Una discussione grottesca perché l’assemblea di Palazzo Madama ha votato la fiducia al Governo gialloverde su un testo di 127 pagine che nessuno aveva potuto esaminare. Grillini e Leghisti, con qualche mal di pancia dei soggetti più consapevoli, hanno così inventato la “fiducia al buio”, che non è prevista dalla Costituzione e nemmeno dal buon senso.

La denuncia più circostanziata è stata fatta dal senatore Luigi Zanda, che ha attaccato con estrema durezza quello che ha definito “il tradimento della democrazia in atto”. Ha definito il duo Salvini-Di Maio “personaggi senza equilibrio, senza esperienza e senza scrupoli”. A suo giudizio nel progetto di democrazia diretta che è al centro del programma dell’attuale governo, il Parlamento è un “intralcio che prima va indebolito e poi va abolito”.

In questa direzione, ha terminato Zanda, vanno le lamentele di Giuseppe Conte di “non poter controllare il Parlamento”, gli attacchi di Salvini e Di Maio alla magistratura, alla Banca d’Italia, ai dirigenti del Ministero dell’Economia, alle organizzazioni sindacali dei lavoratori e degli imprenditori, alle associazioni di volontariato e alla stampa. Adesso che l’obiettivo è stato smascherato “nessuno di noi –ha concluso -potrà dire io non sapevo, io non avevo capito”.

Una presa di posizione che non lascia margini e che richiama sullo stesso fronte tutte le forze che vogliono difendere la democrazia parlamentare. Se non ci sarà una reazione adeguata, rischiamo di avere in Italia una pericolosa caricatura del fascismo, che vorrebbe scippare ogni funzione a quella che Benito Mussolini chiamò “aula sorda e grigia” che lui poteva trasformare “in un bivacco di manipoli”.

Per fortuna che (per adesso) c’è Mattarella!