È sconcertante il tentativo di difendere l’indifendibile, da parte di Luigi Di Maio e di Matteo Salvini. Colpisce infatti l’insistenza con la quale cercano di intortare gli elettori sulla manovra e sulla coerenza. La realtà, e i due lo sanno bene, è che tranne gli ottusi ed i furbetti, che si stropicciano le mani, tutti gli altri hanno capito l’inaffidabilità e il fallimento di una maggioranza di fanfaroni. Del resto puntare tutto sull’immigrazione, sui porti chiusi, per quanto sia non basta, serve altro, serve la crescita, lo sviluppo e la ripresa, tutti fattori che nella manovra non ci sono, chi lo dice parla a vanvera.
Insomma, rispetto alle promesse solenni è uscita fuori una polpetta avvelenata, vedremo infatti come faranno i pentaleghisti il prossimo anno a trovare solo per l’Iva 25 miliardi, una follia. Basti pensare che in questa manovra per recuperarne 12, dalle clausole demenziali di Mario Monti, ci si è impiccati e tormentati, figuriamoci a metterne insieme 25 per via del reddito grillino il prossimo anno.
Per farla breve, quando i pentaleghisti parlano di successi e di vittorie, contano balle, balle a colori, balle ai danni del Paese, perché a pagare saremo noi, pagheremo il costo della bugia. Ecco perché tra i due chi sorprende è Salvini.
Sui grillini dubbi non c’erano, arroganti, ignoranti, prepotenti e ciarlatani. Roma dopo quasi 3 anni di Cinque Stelle sembra un Vietnam, che altro dire. Ma su Matteo il discorso è diverso, ci si puntava, mai si sarebbe pensato ad una conversione in salsa comunista, assistenzialista, centralista, giustizialista e pauperista.
La Lega declamava la flat tax, il federalismo, lo Stato minimo, la libera impresa e la rivoluzione fiscale, invece ha accettato lo spionaggio dei conti, la delazione fra colleghi, l’aumento delle tasse, dell’ingiustizia e del pubblico impiego e della burocrazia, un’abiura.
Ecco perché la delusione viene da Salvini, dagli impegni presi in campagna elettorale con Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, tutto finito e rinnegato, per dare retta ad un comico di teatro; insomma fate voi, più che una beffa è un voltafaccia. Però è Natale, siamo buoni, pensiamo solo alle nostre tradizioni, a seguirle e a difenderle davvero; insomma almeno quello, difendiamo la croce, il presepe e il bambinello.
Difendiamoli persino dalla vigliaccheria dei preti, che non vogliono le canzoni di Natale, il presepe, i pastorelli, roba da matti, da servi dell’integrazione, da ipocriti dell’accoglienza.
Noi li vogliamo, tutti, i simboli cristiani, del bambinello e della grotta con l’asinello, e a quegli ipocriti che invocano il contrario suggeriamo la lettura del terzo Vangelo, quello di Luca, leggessero e basta.
Buone feste a tutti e con rispetto.

Alfredo Mosca