Poveri ma finti, c’erano anche prima del governo Lega-M5S. Ma di nuovo c’è una legge di Bilancio e una spesa sociale molto gentile e comprensiva, più gentile e comprensiva che mai verso i poveri, compresi quelli finti. Dieci milioni di italiani ricevono dallo Stato integrazioni al reddito, sono cioè in qualche misura assistiti con denaro pubblico. In quanto poveri appunto. Sette milioni di italiani ricevono pensioni sia pure di basso importo senza aver versato neanche quindici anni di contributi, sono cioè assisti con denaro pubblici in quanto poveri.  Un milione e settecentomila persone ricevono un sussidio di disoccupazione, denaro pubblico a sostenere situazione di indigenza. Un altro milione di italiani accede al Reddito di inclusione, denaro pubblico loro erogato in quanto poveri.

Fanno circa venti milioni che a vario titolo ricevono erogazioni pubbliche in quanto a vario titolo considerati in situazione di povertà. Ci fossero davvero circa venti milioni di poveri in italia, ci sarebbe la mattina l’assalto ai forni. Numeri, cifre e considerazione finale vengono dall’opposizione, dai nemici del governo, dagli amici della caste? No: numeri e considerazione li fornisce Alberto Brambilla esperto di previdenza e consigliere per la materia di Matteo Salvini (consigliere non molto ascoltato almeno in sede di Legge di Bilancio). Brambilla aggiunge che dieci anni fa lo Stato, cioè tutti i contribuenti, trasferivano all’Inps 60 miliardi di euro per prestazioni di natura assistenziale. Sessanta miliardi di euro all’Inps per aiutare chi in condizione di povertà

Sessanta miliardi che sono diventati dieci anni dopo 110 miliardi. Praticamente raddoppiati. Cui vanno aggiunti altri 10 miliardi di denaro pubblico per prestazioni assistenziali erogate dagli Enti locali. Sono dunque 120 i miliardi per gli italiani in condizioni di povertà. Cui vanno aggiunti ora i miliardi del reddito di cittadinanza. Dice Brambilla: “Qualcosa non torna”. Quel che non torna in un sistema dove sono 25 le voci e i motivi di assistenza pubblica con pubblico denaro a chi in condizioni di povertà è che la Guardia di Finanza ha calcolato irregolarità in sei Isee su dieci. L’Isee serve a misurare lo stato di condizioni economica, quindi in ultima analisi l’effettiva povertà.

E in sei casi su dieci irregolarità, cioè omissioni di redditi reali, occultamento di patrimonio.  Insomma bluff e povertà simulata o tale solo sulla carta burocratica. Conclude Brambilla: “E’ evidente che esiste una correlazione tra indice di povertà, percentuale di evasione, elusione, lavoro nero ed economia non osservata di stampo criminale”. Dice che è evidente che una parte di coloro che fingono di essere poveri per avere denaro pubblico riesce a fingersi tale grazie all’evasione fiscale, al lavoro nero, al reddito nascosto e anche grazie all’economia ai confini e oltre la legalità. E’ evidente quindi perché Brambilla lo apprezzano come esperto e consigliere ma non lo stanno a sentire, neanche un po’. Salvini per primo.

Lucio Ferro