Reddito cittadinanza, la legge proprio la legge ancora non c’è, questione di giorni, massimo settimane. Però qualcosa di scritto c’è e circola, si chiamano bozze. Bozze di decreto legge che istituisce il come e il quando e il quanto del reddito di cittadinanza. Ecco il come, il come dovrebbe funzionare.

Atto primo: fare domanda. Farla si suppone a un Centro per l’Impiego. O forse direttamente all’Inps? Chi può fare domanda? Chi ha, meglio dire dichiara, Isee sotto i 9.360 euro annui, ha reddito inferiore a seimila se vive da solo o 12.600 se coppia e quattro sono i figli e patrimonio immobiliare inferiore a 30 mila euro. Chi non ha auto di lusso, barche, conti in banca consistenti. Tutto questo ed altro lo si dichiara e attesta per via di Isee, altrimenti detto Indicatore situazione economica equivalente. L’Isee dice se hai diritto, ma buona parte dell’Isee è in auto dichiarazione. Quindi è un po’ chi fa domanda che dice se lui stesso ha diritto.

Atto secondo: l’Inps esamina la domanda e vede se si ha diritto o no. Inps esamina e controlla? Difficile. Difficile Inps esamini davvero cinque milioni di domande in 30 giorni. E poi che controlla? Saranno controlli formali sulle autodichiarazioni, sarà una sorta di visto si paghi.

Atto terzo, l’Inps ti scrive. Due lettere-invito. Con una si va alle Poste a ritirare la tessera caricata del buono spesa. Con l’altra lettera invito si va ai Centri per l’Impiego a farsi formare per un lavoro e a farsi cercare un lavoro per cui si deve essere disponibili. Secondo stime che vengono dallo stesso ambiente del Ministero del Lavoro, insomma secondo stime entourage Di Maio, circa in cinque milioni andranno alle Poste a prendere la tessera per spendere e di questi quattro milioni si fermeranno lì. Si dimenticheranno di andare subito e contemporaneamente a Centri per l’Impiego.

“Mi aspetto che un milione di individui si attiveranno subito sul mercato del lavoro, sarebbe un successo”. Parola e calcolo di Pasquale Tridico consigliere economico di Di Maio. Pian piano nei centri per l’impiego ci andranno però tutti. A farsi mettere i timbri necessari altrimenti il reddito cittadinanza non corre più. I timbri che attestano frequenza ai corsi o più semplicemente i timbri agli atti della burocrazia.

Centri che nel frattempo si dovranno organizzare a cercare posti di lavoro. Oggi per i Centri per l’Impiego passa la bellezza del due per cento scarso delle offerte di lavoro. Nessuno cerca lavoro tramite questi uffici che danno lavoro soprattutto se non esclusivamente a chi ci lavora. E di sicuro quattromila posti di lavori li creeranno: quelli dei nuovi assunti nei Centri per l’Impiego. Questi sono sicuri. Gli altri si vedrà.

In attesa che i Centri per l’Impiego trovino e creino posti di lavoro anche dove lavoro non c’è, i beneficiari del reddito di cittadinanza per 18 mesi incasseranno un sussidio sociale pari in media a 498 euro mensili. Non 780 come si continua a dire ma come non è. Dai 780 vanno sottratti a scalare i 250 se si abita in casa di proprietà e ancora le altre e diverse prestazione sociali assistenziali di cui si usufruisce. La media fa appunto 498 a beneficiario.

In caso di lavoro realmente trovato una quota del reddito di cittadinanza (cinque/sei mesi?) andrà alla azienda che ha assunto il disoccupato. Se così realmente sarà, dati alla mano del mercato del lavoro e della produzione industriale, di redditi di cittadinanza ce ne saranno di fatto due. Uno al Nord che incentiva le aziende che assumono e allora sarà cosa giusta e anche molto già fatta dai governi di prima, qualcosa di molto simile c’era niente meno che nel Jobs Act!

E uno al Sud dove lavoro regolare non c’è, quasi nessuno assume e ci sono quasi un milione e mezzo di persone che lavorano in nero. Al sud reddito di cittadinanza sarà spesso integrazione al reddito…in nero!