Il decreto che porta la firma del ministro Matteo Salvini prometteva più sicurezza e meno migranti nelle città italiane, finirà invece che la sua applicazione favorirà l’effetto contrario di incrementare la presenza di clandestini, di stranieri cioè non regolarizzati. Un esercito di almeno 120mila presenze di invisibili a istituzioni e autorità e per questo una minaccia all’ordine pubblico, calcolano gli esperti dell’Ispi (Istituto studi di politica internazionale). Che fine farà, infatti, chi finora era stato accolto negli Sprar o nei centri di accoglienza e domani si ritroverà senza un letto e i pasti giornalieri? Un boomerang, insomma, denunciato dai sindaci in primis che rifiutano di applicarlo sfidando la legge e il ministro appoggiandosi ai dati Ispi. Dati ampiamente conosciuti e finora mai contestati, a parte il numero attuale di clandestini (490mila) che potrebbe comprendere anche chi nel frattempo ha lasciato il Paese verso altre destinazioni. Ma la stima previsionale di quei 120mila che aumenteranno il numero dei clandestini si affida a calcoli difficilmente discutibili. Ispi mette insieme il flop delle espulsioni (5mila l’anno, Salvini diceva che ne avrebbe cacciati 500mila in un solo anno, a questo ritmo ci vorrebbero cent’anni) con 27300 mancati rimpatri, il rinnovo negato dei permessi di protezione umanitaria per 32750 migranti e l’enorme arretrato delle commissioni prefettizie(72mila). Nel 2020 il numero totale di stranieri irregolari salirà a 620mila unità. E considerando zero sbarchi in due anni.