I sindaci di sinistra hanno dato vita ad una sorta di Corte costituzionale alternativa a quella ufficiale per bollare come anticostituzionale il "Decreto Sicurezza" promosso da Matteo Salvini e sfidare il leader della Lega sul terreno a lui più favorevole dell’accoglienza.

Non c’è nulla di nuovo in questa iniziativa partita da Leoluca Orlando e subito sostenuta dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris, da quello di Firenze Dario Nardella e da quello di Milano, Beppe Sala.

Fa parte della tradizione della sinistra minacciare di infrangere delle leggi votate dal Parlamento allo scopo di lanciare una operazione tesa a raggiungere un preciso obiettivo politico.

Ma qual è l’obiettivo che i sindaci di sinistra vorrebbero raggiungere lanciando una offensiva su quel tema dell’accoglienza che è apparso fino ad ora il cavallo di battaglia più favorito e più fortunato per il “nemico” Salvini?

Sbaglia chi pensa che si tratti di una mossa disperata decisa dai rappresentanti di una sinistra in crisi di idee per tentare di recuperare i consensi perduti della propria base tradizionale in vista del voto europeo.

L’esigenza elettorale è sicuramente presente nella manovra strategica, ma l’obiettivo è molto più ambizioso. I sindaci della sinistra hanno deciso di mettersi fuori-legge perché contano con questo gesto estremo non solo di recuperare qualche militante perduto ma, soprattutto, di costringere la Chiesa di Papa Bergoglio a scendere sul terreno politico ed a schierarsi contro la Lega di Matteo Salvini per dare vita ad uno schieramento alternativo al sovranismo populista oggi al governo.

La mossa dei sindaci di sinistra punta a convincere la Cei, le organizzazioni del volontariato cattolico già in agitazione per l’aumento delle tasse a loro carico, il clero ed il mondo cattolico allineati al terzomondismo anti-occidentale di Papa Francesco a scendere in campo per diventare il polo di aggregazione di un’area di sinistra in cui possa confluire quella parte ampia del Movimento Cinque Stelle che si sente una “costola della sinistra” e che vive con disagio l’alleanza governativa con la Lega.

L’obiettivo, in ultima analisi, è di trasformare Bergoglio nel leader alternativo della destra populista e sovranista e creare le condizioni per la formazione di un nuovo partito d’ispirazione cattolica a cui aderiscano tutte le diverse componenti del mondo progressista (grillini compresi) in vista di un ribaltone governativo benedetto contemporaneamente dal Vaticano e dal Quirinale.

È il caso di preoccuparsi. Di tutto il Paese ha bisogno, tranne che del ritorno al Papa-Re!

Arturo Diaconale