Sono 27 gli articoli che compongono il decreto legge per il reddito di cittadinanza e quota 100. E' quanto emerge da una bozza del provvedimento intitolato "Decreto legge contenente disposizioni relative all'introduzione del reddito di cittadinanza e a interventi in materia pensionistica" che l'ANSA è in grado di visionare.

Il reddito di cittadinanza potrà essere chiesto oltre che dai cittadini italiani in condizione di povertà anche dai comunitari e dagli extracomunitari purché abbiano un permesso di lungo soggiorno e siano residenti in via continuativa in Italia da almeno 10 anni al momento della presentazione della domanda.

Lo si legge nella bozza del decreto su Quota 100 e sul Reddito di cittadinanza. Le famiglie composte da soli stranieri che potrebbero accedere al reddito secondo le tabelle allegate al testo sono 259.000 per una spesa di 1,58 miliardi.

Chiunque chieda il reddito di cittadinanza fornendo con dolo dati e notizie che non rispondono al vero, incluso l'occultamento di redditi e patrimoni, è punito con la reclusione da uno a sei anni oltre alla decadenza dal beneficio e al recupero di quanto indebitamente percepito. In caso di dolo il reddito non può essere richiesto se non dopo dieci anni dalla sanzione.

Il beneficio economico del reddito di cittadinanza integrerà il reddito familiare fino a 500 euro al mese (6.000 annui) per un single con una scala di equivalenza che può raggiungere al massimo il 2,1 (1.050 euro al mese) a fronte di almeno quattro persone se tutte maggiorenni e almeno cinque se nel nucleo c'è anche un minorenne.

L'integrazione cresce fino a 280 euro al mese (per un totale di 780 euro se i redditi sono a zero) se la famiglia è in affitto. Il reddito viene riconosciuto per 18 mesi e può essere rinnovato dopo la sospensione di un mese.

Il reddito di cittadinanza sarà istituito a partire da aprile 2019 mentre da marzo non sarà più possibile presentare domanda per il Rei, il Reddito di inclusione che da aprile "non sarà più riconosciuto". Il Rdc viene definito "misura unica di contrasto alla povertà alla disuguaglianza e all'esclusione sociale, a garanzia del diritto al lavoro, della libera scelta del lavoro".

I requisiti

Il beneficiario del reddito di cittadinanza dovrà essere in possesso della cittadinanza italiana "o di paesi facenti parte dell'unione europea, ovvero suo familiare che sia titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero proveniente da paesi che hanno sottoscritto convenzioni bilaterali di sicurezza sociale, ovvero cittadino di paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno ue per soggiornanti di lungo periodo". Dovrà anche essere residente in italia "in via continuativa da almeno 10 anni".

Quanto ai requisiti reddituali e patrimoniali il nucleo famigliare deve avere un reddito isee inferiore a 9.360 euro.

Potrà comunque essere intestatario della prima casa e potrà avere anche una seconda casa purché la rendita catastale non superi la soglia di 30.000 euro. Infatti il suo patrimonio immobiliare "diverso dalla casa di abitazione" non deve essere "superiore ad una soglia di 30.000 euro".

Quanto al "patrimonio mobiliare" non deve essere superiore a 6.000 euro accresciuta di euro 2.000 per ogni componente il nucleo familiare fino a un massimo di 10.000 euro, incrementato di ulteriori 1.000 euro per ogni figlio successivo al secondo.

Questi massimali sono aumentati di 5.000 euro per ogni figlio con disabilità.

Inoltre nessun componente della famiglia deve essere intestatario di un'auto acquistata sei mesi prima della richiesta di rdc. E comunque non potrà avere un autoveicolo di cilindrata superiore a 1.600 c.c. O motoveicoli di cilindrata superiore a 250 c.c. Immatricolati nei due anni antecedenti la richiesta. Sono fatti salvi autoveicoli e motoveicoli per persone con disabilità.

Quota 100

Dal 1 aprile 2019, in via sperimentale per il triennio 2019-2021, partirà la 'quota 100'. Si potrà quindi conseguire il diritto alla pensione anticipata "al raggiungimento di un'età anagrafica di almeno 62 anni e di un'anzianità contributiva minima di 38 anni". Il Governo ha deciso di ritoccare al rialzo i requisiti di anzianità contributiva per accedere alla pensione, e fa slittare la decorrenza del trattamento di tre mesi. Nella bozza del decreto su quota 100, si legge infatti che chi matura i nuovi requisiti contributivi (42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne) "conseguono il diritto" trascorsi tre mesi dalla data di maturazione. Ma coloro che hanno maturato tali requisiti dal 1 gennaio scorso, conseguiranno tale diritto a partire dal 1 aprile.

Il ministero del Lavoro "non intende procedere con il commissariamento dell'Inps e dell'Inail". E' quanto il ministero stesso comunica in una nota spiegando che "la norma che prevede il ritorno a un consiglio d'amministrazione non prevederà alcuna decadenza degli attuali vertici, le cui funzioni saranno riviste seguendo una logica di una gestione collegiale degli enti". Dal ministero "non sarà presentata alcuna norma che ponga alcun commissario a capo dei due enti". Nel decreto è previsto per entrambi gli istituti il ritorno di un Cda a 5 componenti compreso il presidente.

Tfr per gli statali. Potranno andare in pensione dal 1 luglio, e non dal 1 aprile come gli altri, gli statali che matureranno la quota 100 entro il 31 marzo prossimo. Se la quota 100 verrà maturata dal 1 parile, potranno andare in pensione dopo 6 mesi.

E' questa una delle novità previste dal decreto su quota 100 che il governo si appresta ad esaminare. Per gli statali è confermata però la tempistica per l'accesso al Tfr così come prevista dalla legge Fornero: ne avranno così diritto in un arco di tempo al massimo di 5 anni. In altri termini, il dipendente pubblico riceverà la liquidazione nel momento in cui avrebbe maturato il diritto al pensionamento secondo le norme della Fornero ossia 67 anni di età, o 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva. Dovrà quindi attendere.

Il decreto prevede inoltre che le regole per percepire la buonuscita non cambiano: ad esempio, il Tfr oggi viene liquidato interamente solo fino a 50mila euro. Se supera i 50 mila ma à inferiore ai 100 mila, viene corrisposto in due rate annuali ma se dovesse essere superiore ai 100 mila, le rate sarebbero tre.

Questo significa che se un dipendente pubblico raggiunge quota 100, ossia i 62 anni di età e i 38 anni di contributi, con una liquidazione superiore a 100 mila euro, dovrà attendere i 70 anni per intascare l'intera somma. Per accelerare i tempi, il provvedimento del Governo prevede che le pubbliche amministrazioni stipulino apposite convenzioni con le banche.