Campionato in sosta, calciomercato in partenza. Non c’è emozione, c’è molta illusione.  Langue il cazzeggio televisivo. Giocatori al mare tra il dire e il fare.  Indiscrezioni di chi ne fa le voci. Azzardiamo un giro dello zodiaco per ingannare il tempo. Così fan tutti.

 

GEMELLI - Aurelio De Laurentiis nasce con la barba il 24 maggio, Carlo Ancelotti nasce col sopracciglio sinistro a sesto acuto il 10 giugno. Entrambi sotto il segno dei Gemelli, Dio prima li ha fatti e poi li ha accoppiati.  Aurelio nasce col cinema nella prima casa, ascendente Cinecittà, la luna in celluloide. Il passaggio di Saturno lo rapisce al calcio, ascendente Pier Paolo Marino, Edj Reja in esaltazione. Il successo è garantito da Plutone e Benitez.  Irritazione dovuta alla pressione di Marte e degli striscioni contrari, ma l’effetto è positivo. Sarri in transito, Ancelotti stabile. Callejon-Mertens-Insigne in trigono, Mazzoleni in opposizione. Iracondo, rilascia parole incendiarie (di quella ira l’orrendo foco).  Ancelotti nasce con Giove in tortellini, mortadella in prima casa, Venere propizia con Mariann in seconda casa, ascendente Liedholm. Ospite gradito, commensale soddisfacente (Carlo Magna). Sfida la Juventus portando il Napoli a Torino, ma viene respinto e deve cambiare rotta (dall’Appendino alle Ande).  Leader calmo e, come tutti i calmi, finisce in gloria. Di notevole possa (il fermo possa), sognatore di grande stazza (il cielo in una stazza). Numeri preferiti 4, 4, 2. Progetta lo scudetto a Napoli e s’arrevotano li pisci into lu mare. Si è iscritto a un corso di surdato nnammurato.

LEONE - Massimiliano Allegri nasce sotto il segno del Leone, lavoratore instancabile dall’Ambra al tramonto, del leone ha una scarsa criniera. Come tutti i nati a Livorno ha occhi di triglia, labbra acuminate, fisico a una dimensione, piatto e magro. Ha voce metallica di tipo splendido stridente. Juventus in prima casa. Se stuzzicato, polemizza a lama di coltello. Attore a bordo-campo, lancia giacche costose e bottigliette di plastica, sorrisi ironici e sguardi taglienti.  È il Che del pallone italiano. Hasta la victoria siempre, hasta la derrota nunca, hasta l’empate una vez, dos veces y eso es todo. Non contempla la sconfitta, concede il pareggio, non più di uno o due. Allenatore elettrico, se perde una volta all’anno è perché anche i latini dicevano enel in anno licet insanire. Var in opposizione. Con Ronaldo dovrà vincere la Champions, altrimenti tornerà ad essere la Colpa dei Campioni. Antonio Conte nasce Leone a Lecce. Crocefisso da Roman Abramovic che lo esonera al Chelsea, Lecce Homo. Un pugliese sfortunato, esonerato anche dalla Juventus. Puglia, incarta e porta a casa. Disoccupato in attesa del reddito di cittadinanza. Il Conte dei sospiri. Allenatore di grande temperamento, sanguigno, terragno, scarpe grosse e capello finto. Marte in prima casa, Londra di traverso, Torino lontana. Vaga stella dell’Orso. Dà un occhio alle squadre che potrebbero chiamarlo, uno sguardo dal Conte.

SAGITTARIO – Andrea Agnelli nasce Sagittario nel 1975 e presidente della Juventus nel 2010. Come tutti i Sagittari è un centauro, metà uomo, metà Fiat. Exor in prima casa. Mezza luna in seconda. Si avvia a vincere lo scudetto numero 8 diventando Andreotto che a pensar male si fa peccato. Il Sagittario è segno mobile di fuoco governato dal budget. Non fa prigionieri. Si ispira ai guerrieri Dayak del Borneo, tagliatore di teste. Rotolano quelle di Antonio Conte, Alessandro Del Piero e Giuseppe Marotta. Più giustizialista che garantista, in ogni caso un fantasista. Giovane di bella presenza, sorride di rado. Piatto sconsigliato: riso e bisi. Bevanda preferita: caffè alla turca.  Sotto il segno del Sagittario cinese Steven Zhang nasce a Nanchino, presidente dall’ottobre scorso di un’Inter che procede a zig-Zhang. Guarda le partite della squadra nerazzurra che, senza i sottotitoli in cinese, gli risultano incomprensibili. Ma si appassiona con grazia orientale muovendo gli occhi in senso orario.

PESCI – Luciano Spalletti nasce a Certaldo sotto il segno dei Pesci, ma non fa il pesce in barile, sente, vede, commenta, parla. Il microfono in prima casa lo eccita. Analisi in favore, sintesi all’opposizione. Parla rotondo, accademico della Crusca pallonara, visionario, benedicente, circonvoluto, curvilineo.  Un mistico. Un missionario. Con l’eloquio fra il tosco e il brusco avvolge l’ascoltatore, lo attrae, lo respinge, l’ammalia, lo circuisce, lo stordisce, l’annienta. La sua voce bassa insinua dubbi, marcature a scalare, pressing di squadra, oscillazioni periodiche delle punte. Non commenta le partite, le sviscera e le scarta, le capovolge e le apre, le squaderna. Un futurista del pensiero tattico. Molte parole, zero tituli.  Sotto il segno dei Pesci del Massachusetts nasce James Pallotta, un americano a Roma che non fa ridere come Alberto Sordi, di più. Vende i pezzi migliori della squadra giallorossa, compra i peggiori. Un presidente Usa e getta. Chiacchiere da bar col suo deflettore sportivo, il Monchi bar. Per il nuovo stadio a Tor di Valle di lacrime, Raggi in opposizione, Parnasi ai domiciliari. La Roma è diventata la disperazione dei tifosi. Pagherà per tutti l’allenatore Di Francesco gentile, amabile, disponibile. Il caro espiatorio.

ACQUARIO – Mauro Icardi nasce Acquario e nell’acquario vede un pesce di nome Wanda e di cognome Nara. Se ne innamora e la sposa. Lui fa i gol, lei ne gestisce i contratti. Li dilata, li rinnova, li approva, li sospende, li appende, li riprende. Attenta all’ammonimento secondo cui chi si firma è perduto, esita, tergiversa, rilancia col seno di poi. Una coppia conforme: sgusciante Mauro, sinuosa Wanda. Lui una fionda, lei una bionda. Il pianeta dominante è Wanda, l’elemento è Mauro. Maxi Lopez in opposizione, ma è acquario passato. Venere in esaltazione.

CAPRICORNO – Gennaro Gattuso nasce Capricorno a Corigliano, allena il Milan e alleva pesci in Calabria. Ringhio in prima casa. Passaggio favorevole di Marte, Higuain in caduta, Montolivo in esilio, Leonardo e Maldini in attesa. Sempre sul punto d’essere impallinato ricorda che chi nasce quadrato non muore tordo. È un allenatore pane e nduja. Pensa e parla in calabrese “perché è più veloce ed è più comodo”. Sostiene che se giocano undici Gattuso contro undici Montella di sicuro non perdono.  Confessa di mandar giù una sconfitta da solo in cucina preparandosi un panino e prendendolo a morsi “come farei con l’avversario che mi ha battuto”. Scuote e agita la squadra, le urla, impreca, la spinge, la insulta. Il terrone dei mari.

TORO – Claudio Lotito nasce Toro senza volerlo preferendo essere un’aquila, ma gli capita d’essere un piccione “perché a Roma c’è il tiro al piccione e io sono il piccione”. Proverbio appropriato: quando Lotito indica la luna, lo stolto guarda Lotito. Pontifica in latino e, se solleva il dito fra l’indice e l’anulare, sostiene che in medio stat virtus. Propugnatore della sinestesia concettuale, l’abracadabra del suo eloquio retorico. Abituato a comandare, fa quello che gli Tare.  Titolare di un’impresa di pulizia, con gli ultrà in opposizione si vanta d’essere Gesù Cristo per averli cacciati dal tempio dell’Olimpico. Pulizia municipale. Un uomo tutto d’un pezzo che si è ribellato al pizzo. Laziale dall’età di sei anni, si è arreso sull’altare a Mezzaroma (Cristina).

Mimmo Carratelli