Nella legge Anticorruzione spunta una norma che salva i leghisti a processo per le spese pazze, derubricando il peculato a indebita percezione. Per azzerare o stemperare gli effetti giudiziari del periodo delle cosiddette "spese pazze" dei consiglieri regionali di tutta Italia, c'erano già stati due abbordaggi con altrettanti emendamenti al decreto anti-corruzione: il primo presentato direttamente dalla Lega e poi, quasi in fotocopia, un secondo a firma dell'ex deputato del M5s Catello Vitiello. Intervenendo sul reato di peculato (articolo 314 del codice penale), con alcune modifiche lo depotenziavano nei confronti di consiglieri e capigruppo accusati di essersi impossessati di denaro pubblico. Erano scoppiate polemiche. Lega e M5s avevano trovato un accordo, e gli emendamenti erano finiti in soffitta.

Ma nel testo del ddl approvato il 13 dicembre dal Senato, e in via definitiva dalla Camera il 19 dello stesso mese, a pagina 2, alla voce "al codice penale sono apportate le seguenti modificazioni", compare una modifica. Poche righe che per molti consiglieri sotto processo, nomi di primo piano della Lega, rappresentano una possibile via di fuga da condanne non definitive o processi in corso. Il tutto grazie ad una derubricazione e a una prescrizione che passerebbe dagli attuali 12 anni e sei mesi del peculato a 7 anni e sei mesi del reato contemplato dal 316 ter. Si tratta della "Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato".