Baciamano, in quel di Afragola, terra di Sud, il baciamano Salvini se lo è preso a caldo di folla con soddisfazione e senza imbarazzo.
Fino a difenderlo a mente fredda, giorni dopo e dando un cinque ideale a tutti i futuri baciatori di mano, la sua con un ammiccante: “Non è mica reato”.

Baciamano, Luigi Di Maio ha fatto sapere che lui mai, che a lui avranno anche pensato di baciare la mano nelle terre del Sud, ma che “non si permettano”.
Perché baciamano non è bello a vedersi e insomma Di Maio non vuole e non apprezza.

Anno 2019, Italia: dibattito pubblico tra vice premier sul…baciamano! Baciamano sì, baciamano no…

Un tema che sarebbe stato di stretta attualità tra il tramonto della monarchia per diritto divino e l’alba della sovranità popolare.
Già, perché baciamano si fa, si faceva, al re, al sovrano per diritto divino e per discendenza di sangue.
Si baciava la mano del re (se il re lo consentiva) ad attestare la natura superiore del sovrano, del suo rango, del suo sangue, della sua specie.
Chi baciava la mano si dichiarava inferiore, membro di una umanità minore rispetto a quella del Signore, Signore qui in terra.
Si è baciata a lungo la mano (lo si fa ancora) del vicario di Cristo in terra. Si bacia la mano dell’autorità religiosa.

A riconoscere la sua missione e il suo mandato che provengono per chi ha fede dalla divinità.
Si bacia la mano del pastore del gregge dei fedeli a ribadire appunto la natura di gregge di chi bacia, il ruolo di pastore dell’omaggiato e il tutto ha senso e significato perché io ruoli sono attribuiti, promanano dalla divinità.

Si bacia anche la mano del boss, del boss, del papa di mafia o di altre consimili associazioni di mutua fedeltà e sottomissione al supremo fine del comune arricchimento a spese della comunità esterna a quella degli affiliati.
Si bacia la mano per dichiararsi soldati e cittadini di una legge altra e diversa da quella delle leggi di Stato.
Prima la nostra di legge affermano e confermano gli arruolati di mafia baciando la mano del boss.

Re di sangue reale e per diritto divino, vicario di cristo in terra, boss di mafia. Salvini ovviamente non è nulla di tutto questo.
Però qualcuno è andato a baciargli la mano in pubblico e al pubblico che c’era il gesto non è apparso strambo o fuori luogo. Perché?

Perché si bacia anche la mano del potere, del potente che ti dà, concede, elargisce il suo favore.
Si bacia letteralmente la mano di chi ti passa un favore, di chi ti allunga una mancia, di chi dall’alto si degna di accoglierti sia pure per un momento come famiglia.
Ma questo non lo si fa ovunque.
Questo gesto e questo senso del baciamano sono una miseria culturale del Sud d’Italia. Miseria che permane.

E’ un Sud che si umilia, non tutto il Sud, ma c’è un Sud cui viene naturale, spontaneo e che si compiace dell’umiliarsi.
E’ un’anima pezzente e lazzara del Sud d’Italia che permane.
E spiace registrare la sua permanenza, anzi il suo rispuntare in superficie.

Chi bacia la mano al potere per un favore rinuncia, abdica alla sua dignità. Anzi di dignità è privo, felicemente, volontariamente privo. E’ un questuante programmaticamente privo di rispetto di se stesso. Bacia la mano di un altro umano un umano che ha scelto la sottomissione, che è sazio e satollo dell’essere inferiore, che perfeziona, simboleggia e comunica la sua dimensione di vita in una viscida genuflessione.
A meno che la mano baciata non sia quella di un re per diritto divino e di sangue, di un vicario di dio in terra o di un boss di una qualche mafia, sempre e ovunque la bocca e le labbra che baciano sono state quelle di un servo.
Anche qui, anche oggi.
Anche se popolo, popolo servo.

Baciamano in piazza al ministro Salvini, ministro Di Maio in campagna contro la perfida Gallia, ministri Salvini e Di Maio ogni giorno tuonanti e sprezzanti contro le inique sanzioni dei numeri Fmi, Bankitalia, Ocse, Bce, Istat, Inps…
Tal Lannutti senatore M5S che riscopre e rilancia i Savi di Sion, cioè il complotto mondiale (mondialista?) ebraico per dominare e sottomettere la razza ariana attraverso le banche.
Nel giorno della memoria dell’Olocausto.

Sventolare la grande madre delle fake news, letteralmente ancora intrisa del sangue, anzi delle ceneri di milioni di inceneriti nei lager.
E poi Lannutti che si scusa (si scusa?) dicendo che non voleva offendere nessuno. Non voleva offendere?
Un paese in cui ogni falsità o infamia può essere detta e condivisa, tanto poi ci si scusa.
E Di Maio che si dissocia, Di Maio che non lo caccia Iannutti da M5S.
E Francesca Cipriani e ministro Salvini che, parola di show girl, spesso e volentieri si fanno reciproco gnam gnam su Instragram.
Ed è tutto, tutto maledettamente vero.
Ogni giorno sempre più vero.
Purtroppo…