Il Pil di uno Stato è un dato che non può essere valutato in maniera isolata, bensì ai fini di un'analisi complessiva occorre prendere in considerazione tutti gli altri indicatori economici. Per verificare l'andamento complessivo di una società (di capitali piuttosto che di persone) e/o di un'impresa individuale e/o di uno studio professionale non conta solo il fatturato relativo ad un determinato esercizio finanziario, ma anche le spese sostenute nel medesimo arco temporale (per uno Stato si parla di deficit, ovverosia quanto ha speso in quell'anno solare) e gli ulteriori debiti che ha contratto, i quali andranno a gravare sugli esercizi successivi (in uno Stato, tali debiti andranno ad incrementare il c.d. debito pubblico).

Dopo 4 anni e mezzo (14 trimestri consecutivi) in cui il PIL italiano ha assunto connotazioni positive (certo in Germania e più in generale nell'area Euro la crescita è stata superiore), periodo in cui hanno governato, secondo me discretamente bene, prima Renzi (2014/2016) e poi Gentiloni (2017/primo semestre 2018) - e tale è il pensiero di uno che nel 2013 non ha votato per il PD, né ha la tessera di tale partito - sono arrivati questi "scienziati" del c.d. "Governo del cambiamento" (ad oggi del nulla) e il Pil, sarà stata una mera casualità, sfortuna, tutte quello che volete, ha segnato immediatamente segno negativo, per di più per 2 trimestri consecutivi.

E le prospettive per il 2019 non sono per nulla incoraggianti. Quanto accaduto non è colpa dei poteri forti o delle scie chimiche o dei magistrati che intendono sottoporre Salvini a processo, semplicemente l'investitore (non solo l'impresa, ma anche la semplice famiglia) ha deciso scientemente di non spendere, di non investire, semplicemente di non andare più al bar a fare colazione.

Motivo? Non si fida. Considera questo Governo, oltre che formato per la maggior parte da analfabeti funzionali (su tutti Di Maio, Toninelli e la Grillo, fermo restando che, secondo le stime, sono analfabeti funzionali la metà degli italiani, anche laureati) e cialtroni (Salvini su tutti), inaffidabile (che fa sulla Tav e sulle grandi opere?), contraddittorio (si v. vicenda Tap), senza idee e prospettive (non è possibile che il dibattito sia polarizzato esclusivamente sulla riduzione del nr. dei parlamentari e sulla riduzione della indennità degli stessi, provvedimenti che peraltro comporterebbero una riduzione SOLO INFINITESIMALE della spesa pubblica), imprevedibile (si farà una patrimoniale?) e soprattutto precario (i ben informati sanno che a questo esecutivo sono rimasti pochi mesi di vita: avendoci lasciato in dono, con l'ultima legge di bilancio, clausole di salvaguardia per circa 100 miliardi di euro, ivi compreso l'aumento demenziale dell'IVA al 26,5%, è facile ritenere che non saranno né Gigino, né Di Ballista ad occuparsi della prossima finanziaria, che, causa mancata crescita, sarà- questa volta si'- lacrime e sangue).

Mala tempora currunt sed peiora parantur!