A meno di clamorosi colpi di scena, difficilmente lo scenario politico del nostro Paese muterà prima delle elezioni europee del prossimo maggio. Ma la precarietà della situazione è sotto gli occhi di tutti e le ormai quotidiane divergenze tra i due alleati di governo inducono a ritenere che l'attuale assetto sia inevitabilmente destinato a modificarsi dopo il voto. Ma in che modo? Quale prospettiva ci si prepara?
Prima delle ultime elezioni sembrava che tre fossero le forze in campo: il Pd, la coalizione di centrodestra e i cinquestelle. Il tracollo subito dal Partito Democratico ha tuttavia rivelato che questo schema è ormai superato. Quali nuove alleanze si determineranno? Senza prendere in troppa considerazione le residue velleità berlusconiane, ci sembra che una coalizione di centrodestra a trazione leghista sulla quale potrebbero convergere i cinquestelle che hanno abbandonato il movimento o che ne sono stati allontanati, si è già di fatto delineata e il voto europeo potrebbe, di fatto, confermarlo.
Ci sia qui, peraltro, consentito uno "strappo". Facciamo molta fatica a considerare "di destra" - almeno se ci riferiamo a una destra tradizionale e, comunque la si pensi, rispettabile - una formazione politica che ha per leader un personaggio come Matteo Salvini.  Ma questo è un altro discorso. È pur vero che anche la coalizione di centrodestra ha dato, recentemente, qualche segno di sbandamento (basti pensare alla cena, smentita e confermata più volte, tra Salvini e l'entourage di Matteo Renzi). E, tuttavia, al di là del gossip, consapevoli che la politica può riservare le sorprese più imprevedibili, non riusciamo a credere che possa esistere la benché minima possibilità di un accordo tra Salvini e Renzi che rappresentano l'uno l'antitesi dell'altro.
Le forze alternative al centrodestra non sembrano essere omogenee anche se, stando ad un'analisi dei cosiddetti "flussi elettorali", i voti "in uscita" dal Pd, nelle ultime elezioni erano confluiti in direzione proprio dei cinquestelle.  È pur vero, peraltro, che questi ultimi, dati in calo dai sondaggi, dovranno pur cercare una qualche alleanza per non essere condannati a uno sterile ruolo di minoranza. In una condizione più o meno analoga - a prescindere dall'assurdità dell'intesa tra i due Matteo - si trova il Pd. In politica, lo abbiamo detto, tutto è sempre possibile, ma prevedere un accordo tra i "dem" e i pentastellati è estremamente improbabile anche perché è difficile che il nuovo segretario, chiunque sia, voglia dare avvio a una scissione che si renderebbe inevitabile poiché in molti non resterebbero in un partito alleato con i cinquestelle.
Non sappiamo, dunque, a meno che non si opti per una conferma dell'attuale esecutivo, quale sviluppo potrà avere la situazione politica del nostro paese nel prossimo futuro. Quel che sappiamo per certo è che essa è contrassegnata da un'enorme confusione gravida di pericoli di ogni genere. Tra questi c'è anche quello di dover far ricorso a un anticipato scioglimento delle Camere e a nuove elezioni.  Sia chiaro: una soluzione di questo tipo potrebbe anche avere risvolti positivi. Ad una condizione, però: che all'insipienza delle forze politiche facesse da contrappeso una manifestazione di saggezza da parte dell'elettorato.
Ma su questo - perdoni il lettore il nostro scetticismo - non nutriamo molte speranze.
Ottorino Gurgo